Ferrari: Camilleri e il caos del dopo Marchionne

Camilleri arriva in Ferrari dopo l’improvvisa scomparsa del presidente Sergio Marchionne che oltre al vuoto umano lascia Maranello senza quella figura di carisma e leadership che solo lui sapeva interpretare. C’è anche questo dietro al caos di Monza. Ora sta a Camilleri saper serrare le fila di un team che a tutti gli effetti sembra fuori giri.

Sergio Marchionne era arrivato a Maranello nel 2014 per condurre una vera e propria operazione di rinnovo dei vertici della Scuderia alla fine dell’era Alonso. Non c’è dubbio che prese in mano una squadra sfibrata e stanca. Tra dubbi e incertezze, sapendo piazzare nel tempo i giusti uomini chiave, è riuscito a trasformare la Ferrari in un team di nuovo in grado di lottare per il titolo mondiale.

C’è voluta qualche stagione, all’inizio fu commesso anche qualche errore di comunicazione nel rapporto “aspettative / fisiologico processo di crescita”, ma poi l’intenzione del presidente di dar voce ad una giovane generazione di risorse italiane interne all’azienda ha pagato. Che oggi la Ferrari sia l’anti Mercedes è un dato di fatto, che sappia già vincere  purtroppo no.

Se i dubbi di Hockenheim e del Paul Ricard hanno a che fare con l’errore sportivo del singolo, ovvero Vettel (grave ma ci sta) il disastro monzese ha radici ben più profonde e preoccupanti.

Dalla morte di Marchionne  qualcosa è cambiato.

La coppia Vettel –Raikkonen, collaudata e considerata la più solida del Circus a Monza si è rotta. Oggi sono in rialzo le quotazioni riguardanti l’imminente annuncio di Leclerc per la prossima stagione. A proposito poco fa si è espresso Lapo Elkann anticipando, di fatto, l’annuncio ufficiale. Raikkonen, sino a ieri voluto sia da Vettel che da Arrivabene, è scaricato.

Come si chiama tutto questo? Malagestione. Non è certo colpa di un Camilleri appena arrivato, ma certo sarà lui a dover prendere decisioni pesanti  e contemporaneamente  gettare acqua sul fuoco in un box che d’ improvviso pare essersi incendiato.

Della telenovela Raikkonen Leclerc si parlava da inizio anno. Il finlandese pareva già aver preso accordi con la Scuderia per il rinnovo. Poi d’un tratto è tornato caldissimo il nome di Leclerc già per la prossima stagione. Perché?

Marchionne aveva rivoluzionato l’ambiente ma l’unico superstite era stato proprio Kimi Raikkonen. Lui doveva essere l’anello di congiunzione tra la Ferrari che c’era e quella che stava nascendo.

Kimi è un simbolo per i ferraristi e francamente la Ferrari l’ha tenuto in stagioni in cui ad esser sinceri non meritava il rinnovo. Dedizione alla causa e lealtà sono valsi  più delle prestazioni almeno in due rinnovi.  Marchionne lo rispettava, la successione immediata con Leclerc sarebbe stata un normale passaggio di consegne tra due generazioni di talento. Poi è iniziata la telenovela dei si , dei quasi fatto, è certo , indietro tutta. Raikkonen non lo meritava.

A Monza ha incontrato la stampa il nuovo ad Camilleri, uomo di fiducia di Marchionne, intenzionato sulla carta a continuare la linea tracciata dall’ex presidente. Ma proprio a Monza probabilmente è stato annunciato a Raikkonen dal presidente Elkann la fine del rapporto con la Scuderia Ferrari. Ciò è avvenuto nel momento più delicato della stagione, una scelta pessima, un suicidio sportivo.

Il risultato lo abbiamo visto, due rosse in lotta, l’ennesimo strafalcione di Vettel, un’altra pesantissima vittoria di Hamilton.

Gestire il post Marchionne non sarà facile. La Ferrari è stata portata al livello che gli permettere di correre per vincere. Per vincere però serve un ultimo salto di qualità ad oggi ancora incompiuto.

Questo momento di transizione dovrà essere gestito con la massima delicatezza e chiarezza. Camilleri eredita un ruolo importantissimo, con lui la Ferrari dovrà scegliere che strada imboccare. Unico obbligo: riprendere da subito ad essere coesa e vincente.