Sergio Marchionne: è morto un grande manager italiano

Si è spento a 66 anni oggi in un ospedale in Svizzera, nel più stretto riserbo, Sergio Marchionne. Una delle figure più controverse degli ultimi decenni.

di Giulio Scaccia

Marchionne era uno che non faceva sconti, né ai collaboratori né alle controparti. Dice bene Alberto Sabbatini in un bellisssimo articolo comparso ieri sul suo blog. Sergio Marchionne era una figura controversa, o era stimato oppure odiato ed è quello che capita a tutti i grandi. E Marchionne apparteneva a questa categoria e non era un imprenditore ma un manager ed un manager si misura non sulla simpatia o sulla popolarità delle scelte, ma sui risultati raggiunti.

Marchionne ha salvato la Fiat dal fallimento, dal suo avvento nel 2004, generando un gruppo che oggi  ha un valore complessivo di oltre 65 miliardi. Ha poi scorporato e quotato in borsa la Ferrari che prima era parte del gruppo Fiat mentre, da sola, ha capitalizzato quasi 25 miliardi.

Marchionne ha cambiato il modo di fare il manager in Italia: molto criticato per le delocalizzazioni, per la poca attenzione alle radici storiche del marchio e alle tradizioni. Ma è stato uno dei pochi forse a saper negoziare in modo vantaggioso per il gruppo, facendosi dare dei denari dalla General Motors per svincolarsi da un accordo precedente e acquistando la decotta Chrysler ed ereditando il marchio Jeep, che è la gallina dalle uova d’oro del gruppo FCA.

La Ferrari il suo grande ed ultimo amore: era arrivato per sostituire Montezemolo e i rapporti tra i due non sono stati mai buoni. Da queste colonne spesso abbiamo criticato le sue scelte, poco legate alle radici e molto al mercato, ma questo era Sergio Marchionne e nelle sue intenzioni era riportarla sul tetto del mondo a livello sportivo, perché a livello di valore del marchio già c’era.

Ultima sua operazione, ancora da capirne il futuro, è stata l’Alfa Romeo in F1 con la Sauber. Marchio Alfa che comunque a prescindere è stato valorizzato ed è diventata la punta sportiva del gruppo FCA.

Aveva deciso di lasciare FCA a inizio 2019, mantenendo la presidenza Ferrari fino al 2020, per realizzare il suo sogno di riportala in cima. Il destino non gliene ha dato il tempo.

La redazione di F1sport.it si unisce al cordoglio per la scomparsa.