Con il manager italo-canadese in situazioni critiche, i CdA di FCA e Ferrari hanno cambiato pelle. La Ferrari è e resta un punto fermo ma l’interrogativo si pone sull’impegno futuro di Alfa Romeo in F1.
di Francesco Svelto | Follow @f_svelto
E’ un momento estremamente importante per tutto l’ambiente Ferrari. Siamo al day-after della pesante sconfitta di Hockenheim – perché di sconfitta si tratta, senza girarci troppo attorno – non dovuta affatto a mancanze tecniche quanto ad un errore umano. Errore pesante, gravissimo, e che potrebbe pesare tanto in ottica mondiale, con Sebastian Vettel che da un potenziale +21 su Hamilton si è ritrovato a -17 in poco tempo. L’errore è il suo, poco da dire, ma la Ferrari è molto competitiva ed ha un team forte. Ciò che ha sempre cercato di costruire Sergio Marchionne.
Ma anche questi aspetti puramente sportivi pesano relativamente davanti ad altri tipi di situazioni, di criticità, puramente umane che in questi giorni tutto l’ambiente sta fronteggiando e che riguardano proprio il manager italo-canadese.
La Ferrari non è più sua, e questo lo sappiamo da sabato. Il CdA è cambiato e John Elkann e Louis Camilleri rappresentano la dirigenza presente e futura di Maranello. A medio/lungo termine l’ambiente si troverà ad affrontare le nuove scelte dirigenziali che potrebbero sia essere viste in un’ottica di lineare continuità con le scelte fatte negli ultimi quattro anni da Marchionne, sia esserne in parziale o netta contrapposizione.
E da qui potrebbero scaturire tanti interrogativi. Al di la della Ferrari – che è un organismo storicamente consolidato nella sua dinamicità a seconda delle esigenze e dei tempi – c’è da chiedersi quali impatti avrà questa successione nell’ottica del coinvolgimento di Alfa Romeo nel programma F1.
Marchionne negli anni della sua dirigenza ha sempre mostrato un forte interesse sul brand Alfa ed è riuscito a concretizzare per davvero quello che fino a pochi anni prima sembrava una pura illusione nostalgica: quella di riportare gradualmente l’Alfa Romeo in F1. Ma se ad oggi c’è l’investimento puramente economico da parte della dirigenza Ferrari nello sponsorizzare e colorare il team Sauber in maniera più o meno opportuna e nel fornire la power-unit agli elvetici (con il dovuto supporto tecnico di Maranello), è altresì previsto che questo impegno possa mutare nel futuro andando sempre più ad aumentare l’impegno attivo della casa di Arese e del suo personale. Insomma, ad oggi è previsto che Alfa Romeo possa diventare ben più di un semplice adesivo sulle vetture di Charles Leclerc e Marcus Ericsson.
Oggi. Ma domani?
L’interrogativo principe sul tema Alfa è concentrato su ciò che potrà divenire lo scenario da qui alla fine del 2020, quando questo primo step del ritorno di Alfa Romeo in F1 sarà concluso. Ci saranno da capire tante cose, a partire dal rinnovo dell’accordo tra gli svizzeri e gli italiani. E, in questo caso, se questo accordo rimarrebbe una semplice fornitura di power-unit re-brandizzata oppure prevederebbe un coinvolgimento diretto di un reparto specializzato Alfa Romeo a cui viene affidata la completa gestione del progetto di manifattura Ferrari, per poi essere montato sulle due vetture svizzere.
Al di la di tutti gli interrogativi e dubbi di questi giorni, la speranza è un giorno di non vedere svanito tutto il progetto di Marchionne in una bolla di sapone. Il ritorno del marchio Alfa Romeo in F1, sogno di tanti appassionati e punto di arrivo di un brand che ha fatto la storia di automotive e competizione, non dovrà essere visto come un illusione di ciò che poteva essere e non è stato.
Francesco Svelto