La Ferrari lascia Hockenheim con un bottino che difficilmente poteva essere più magro: un podio conquistato da Raikkonen non è affatto sufficiente in un contesto che la Rossa ha dimostrato di poter dominare e capitalizzare al meglio. Vettel è finito al muro per un errore gravissimo, Raikkonen non è stato in grado di arginare il duo Mercedes.
di Francesco Svelto | Follow @f_svelto
Il GP di Germania è finito da poco più di un’ora e piove tanto sul tracciato di Hockenheim. E non solo li. Piove anche su Vettel e la Ferrari perchè quello che poteva essere oggi – e non è stato – è un qualcosa che sa di grande rimpianto in ottica mondiale. Speriamo che a fine novembre non sarà cosi.
Era di Vettel la gara tedesca, con una Ferrari che ha dimostrato di poter dominare il GP di Germania sin dal venerdì. Partito ottimamente dalla pole, dopo un primo stint con la gomma UltraSoft gestita molto bene, Vettel ha cambiato le gomme montando le Soft e il tedesco sembrava poter arrivare fino al traguardo con le gomme a banda gialla, o almeno c’avrebbe provato. E’ stata la pioggia a rovinare i piani di Vettel e di tutta la Ferrari, quando man mano che l’intensità aumentava e le gomme iniziavano a perdere di efficienza, Vettel ha commesso un errore in ingresso al Motodrom, andando su traiettoria scivolosa e finendo nella ghiaia a bordo pista e poi dritto nelle barriere protettive. La sintesi è tutta qui: una gara dominata e conclusa anzitempo per un “piccolo errore”, apparentemente banale, ma che “è stato pagato in maniera spropositata” (parole di Vettel) e che ha portato via 25 punti sicuri ma che – soprattutto – ha regalato un inaspettato assist all’avversario nr.1 per il mondiale, che ha vinto la gara.
A discolpa di Vettel – forse – ci possono essere due attenuanti: la prima è dettata dall’usura delle gomme che stava diventando importante; la seconda a causa di un profilo alare anteriore che si è staccato dalla Ferrari del tedesco qualche giro prima e che potrebbe – non è detto – poter aver provocato qualche squilibrio nell’assetto. Ad ogni modo entrambi gli eventuali scenari sarebbero dovuti essere tenuti sotto controllo dal tedesco che oggi – effettivamente – l’ha combinata grossa.
Ad arginare la falla del caposquadra non c’ha pensato neanche il compagno, Kimi Raikkonen, giunto terzo al traguardo. Terzo può sembrare un risultato positivo, ed è in realtà lo è, ma non si deve dimenticare dove è partito Hamilton e in che posizione, quest’ultimo, è arrivato. In una situazione cosi particolare e con una macchina cosi competitiva nelle mani del tedesco, ci si aspettava francamente di più. Un podio, in questo contesto, non può essere sufficiente.
Il mondiale è comunque lungo, mancano 10 gare alla fine. C’è tempo e modo per recuperare, già a partire dalla prossima settimana, in Ungheria. Niente è compromesso ma la disfatta morale va vendicata. Da subito. La tempra per recuperare, il tedesco ce l’ha. Basti pensare che in radio era quasi in lacrime, quindici minuti dopo – arrivato ai box – era già a parlare con gli ingegneri in vista di Budapest. Questo è lo spirito giusto purché si tiri fuori un insegnamento importante da queste tipologie di inconvenienti.
Francesco Svelto