Vettel: storia di un errore che si trasforma in emozione

Vettel si tuffa, azzarda, ci prova. Vettel vuole volare, più forte di Hamilton, e portare in alto la Ferrari. Ma rompe la sua ala – e la sua gara- finendo addosso a Bottas. Eppure Sebastian riesce a trasformare il suo errore in una rivincita e il suo quinto posto, per chi ama davvero la Fomula 1, ha il sapore di un’ epica vittoria.

Vettel esagera, d’accordo. La sua Ferrari è una scheggia, un fulmine al via, e lui non vuole strozzarla. Sceglie di assecondarne lo spunto, di provare l’assalto. Perché davanti a tutti c’è Hamilton, in una gara che gli sembra già cucita addosso. Ma Sebastian non molla, piuttosto aggredisce. Non si tira indietro, non concede un metro. Potrebbe tranquillamente accodarsi e fare suo un comodo terzo posto. Punti preziosi in ottica mondiale, salvare il salvabile, contenere i danni. Ma Vettel non vuole calcolare, vuole seguire l’intuizione del momento, la rabbia o l’istinto. E decide di spiccare il folle volo che gli danneggerà un ala, che speronerà Bottas e che lo costringerà ad una gara in rimonta dal fondo, gravata anche da una penalità.

Vettel sprecone, come a Baku, dopo la ripartenza causata dalla safety car. Vettel che sbaglia, come nella notte di Singapore 2017. Vettel che azzarda alla Verstappen, mentre dovrebbe immedesimarsi in un calcolatore. Eppure penso che tutti noi dovremmo ringraziare Sebastian, per la sua passione, per il suo cuore, per la sua grinta. Lungi dall’essere algido, tutt’altro che teutonico, il Sebastian Vettel dell’era Ferrari emoziona e stupisce. Scivola, a volte arranca, ma quando lo fa si riprende alla grande e anima gare altrimenti anonime, a suon di sorpassi che sono lezioni di stile. Fa arrabbiare, ma fa divertire. Crea qualche risentimento, ma fa vibrare.

Lasciamo ad Hamilton gli enormi sorrisi, i passi di danza accennati sul podio, il suo dominio perfetto, senza una sbavatura. Lasciamolo allungare in classifica e godiamoci l’alternanza dei due leader del mondiale, che si avvicendano in un valzer emotivo che crea coinvolgimento ed empatia nel tifoso. Gustiamoci l’azione in pista, la battaglia, la gara incerta fino alla fine. Perché forse è proprio questo ciò di cui la Formula 1 ha bisogno per diventare grande. Al di là delle discutibili trovate di Liberty Media, delle regole che cambiano sempre troppo in fretta e a volte senza una logica. Sebastian ieri questo spettacolo ce l’ha offerto, senza calcoli e senza indugi. E il suo errore ci ha regalato una gara vivace e frizzante, con strategie impreviste e un esito mai scontato.

 

Ringraziamo Vettel anche per averci restituito Raikkonen. Chiamato alla costanza, Kimi risponde, da buon veterano che deve prendere il timone di una barca alla deriva. Si perde nel caos del via, ma riesce a rimontare grazie ad un’ottima gara. Ritrova la velocità, riscopre il ritmo. E finalmente anche il podio. Esce dall’ombra di Sebastian quando serve una prova di forza e torna a far brillare la sua luce.

E infine ringraziamo Vettel per l’onestà, per la perfetta disamina dell’incidente che ha causato. Lo ringraziamo perché ha ammesso lucidamente l’errore e ha accettato la penalità con un sorriso. Senza una polemica, senza una recriminazione, senza un ma. Lo apprezziamo per essersi scusato con Bottas, con leggerezza e con umiltà. Lo ringraziamo per essere un campione, ma soprattutto un uomo. Che sbaglia. Ma che, pur sbagliando, è capace di essere grande.