Il fascino di Le Mans

Ieri ho assistito in TV alla conclusione della “24 Ore di Le Mans” e come ogni anno mi sono emozionato. Quest’anno poi, con la vittoria di Fernando Alonso ed il tanto sospirato successo della Toyota – alla quale era sfuggita la vittoria per mera sfortuna – la conclusione è stata ancor più bella.

Ma rivedere quella marea umana che si stringe intorno al podio dopo tre giorni vissuti in un’atmosfera unica ed entusiasmante, è un’emozione indescrivibile.

LA FOLLA, LE EMOZIONI

Lo dico per esperienza vissuta. Più volte, per conto dell’allora Tv dello sport che era Telemontecarlo, ho assistito dal vivo alla gara commentandola in diretta ed ho vissuto quelle sensazioni. Dall’atmosfera che si crea intorno al tracciato, con la tendopoli che cresce ogni giorno di più nelle vigilie della manifestazioni, fino al sospirato traguardo.

Intorno ai 13 chilometri del tracciato si crea una convivenza di persone accumunate dalla passione. Si canta, si balla, si suona in attesa di assaporare il rombo dei motori. I profumi dei barbecue si mischiano a quelli dei gas di scarico e poi, all’alba, a quello del caffè. E’ una festa, ma non solo.

L’AMBIENTE

Molti sono “aficionados” che hanno la loro postazione fissa ogni anno. Altri si piazzano random. I privilegiati piantonano l’area traguardo e box sparsi su tribune varie e posti di fortuna. Ci si adegua ad ogni sacrificio pur di esserci. Mi è capitato di dormire in tende da campo adattate a camerate militari. Ma “dormire” è un termine improprio: già dalle prove, quelle in notturna specialmente, si viene pervasi da un entusiasmo che mantiene svegli. E poi c’è il rombo dei motori che sfrecciano a velocità portentose.

LA MAGIA DELLA NOTTE

Al sabato dal momento del via, fatidico alle 15 ( ma un tempo erano le 16 quelle canoniche della partenza e di conseguenza dell’arrivo ), si viene colti dalla frenesia che per 24 ore consecutive attanaglia. Se di giorno la gara è già di per se uno spettacolo, di notte c’è solo un termine per definire quell’ambiente: MAGIA!

L’ALBA DI LE MANS

Girare all’alba nei box è un’esperienza stupenda. C’è gente che non dorme da ore ma resiste: meccanici, tecnici , ingegneri, strateghi, gommisti, assistenti atletici, perfino psicologi,  tutta un’armata che vive quelle 24 ore in continua tensione.

Le soste ai box si succedono secondo i programmi ma ogni tanto c’è l’imprevisto, ed allora il box si anima e vedi gente trafelata ma sempre razionale che si scambia opinioni, decide interventi, si scaraventa nel cuore delle macchine. E nemmeno si ricordano che non dormono da 20 ore, che vada bene. Se poi c’è da intervenire dopo un incidente son capaci di ricostruire  anche una macchina semidistrutta in tempi incredibili.

Perché l’importante è arrivare in fondo, tagliare il traguardo, poter dire “ho fatto Le Mans e sono arrivato alla bandiera a scacchi”.

LA TENSIONE DEGLI ULTIMI GIRI

Gli ultimi giri poi sono carichi di tensione all’inverosimile. Piloti, manager, tecnici ed ingegneri sono stressati dall’incognita del guaio malandrino che può rovinare l’impresa nelle ultime battute.

E la gente, un pubblico appassionato ma competente, vive con la stessa intensità le emozioni di questi momenti.

Nelle mie presenze a Le Mans ho vissuto negli anni ’80 il duello finale fra le 2 Porsche nel 1983: al traguardo solo 17 secondi separavano le due vetture. Vinse Haitwood davanti a Icks

di un soffio, dopo oltre 5.000 chilometri. Nel 1992 fu la Mazda RX7 a motore rotante a sorprendere tutti con un successo imprevisto ed altamente tecnologico. E nel 1997 fu Michele Alboreto a vincere con la Porsche Jost in un finale clamoroso e magistrale.

Tre edizioni che ho potuto vivere, e commentare, vivendole da vicino.

L’AMORE PER LA FERRARI

Ma l’episodio che più mi è rimasto nella mente e nel cuore è quello legato alla partecipazione di Momo Moretti ( indimenticato Gentleman Driver di questo sport ) che portò in gara una Ferrari 333SP, l’ultima vera Ferrari sport barchetta costruita a Maranello e che  ha conquistato pure il campionato americano IMSA:

Moretti, con quella Ferrari riaccese il cuore dei tifosi e degli appassionati della 24 Ore, tutta gente preparata e che se ne intende. Erano anni che una Ferrari Sport, seppure preparata privatamente, non riportava l’ emozione del Cavallino ai vertici di Le Mans. Con una gara dignitosa Moretti, insieme a Max Papis, riuscì a piazzarla al sesto posto ma proprio sul finale rimase senza freni e ad ogni passaggio sulla linea del traguardo in quegli ultimi giri veniva accompagnato, ma sarebbe più giusto dire trasportato, dal tifo, dagli applausi, dall’affetto degli spettatori. Era una scena quasi commovente, ed alla fine la Ferrari fu accolta da un coro di amore, quasi, per quella impresa: una Ferrari 333SP aveva terminato Le Mans guadagnandosi stima ed aggiungendo valore alla corsa ( che in passato delle glorie Ferrari si era nutrita, eccome! ).

LA FESTA, LA COMMOZIONE

Ecco, queste piccole mie memorie, questi episodi forse possono aiutare a capire perché negli ultimi giri della Le Mans 2018 mi sono emozionato nel percepire l’apprensione dei protagonisti in quegli ultimi due giri ( sono momenti terribili, pensi che possa succedere di tutto ! ) e mi sono commosso quando ho visto la felicità dei piloti e l’abbraccio della folla: un abbraccio totale e sincero per festeggiare i protagonisti di una grande avventura come la 24 Ore di Le Mans.

Sensazioni che si possono percepire, capire, gustare solo se si è avuta l’occasione di viverle da vicino. Io ho avuto quella fortuna e la voglio condividere con voi.

In più c’era il riscatto di Alonso dalle sofferenze immeritate degli ultimi tre anni. Auguri Fernando, e spero che tu possa arrivare al terzo caffè! ( noi ci capiamo…)

Renato Ronco
Renato Ronco
giornalista, specializzato in motoring sportivo e commerciale dal 1963

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