La giornata di domani, 6 aprile, potrà essere un momento di fondamentale importanza durante il quale si getteranno le basi per la F1 del futuro. Brawn e Liberty Media hanno l’arduo compito di riprendere una categoria attualmente martoriata da regolamenti cervellotici, un eccesso di tecnologia e costi elevati. Sperando di non incappare nel muro politico dei team.
di Francesco Svelto | Follow @f_svelto
E quindi ci siamo. Domani, giorno delle prime prove libere nel deserto del Bahrain, la F1 getterà la basi per il proprio futuro, per capire cosa vorrà davvero diventare da grande. E’ giunta l’ora, infatti, che si decida qualcosa di importante in vista del 2021, data in cui i regolamenti verranno nuovamente stravolti in maniera significativa, dopo la conclusione di quel periodo di stabilità in cui ci troviamo ora.
Stabilità. O presunta tale. Perché alzi la mano chi questa F1 la capisce nella sua interezza. Saranno in pochi, pochissimi. Regole cervellotiche, assurde penalità, una tecnica motoristica e telaistica che più che avvicinare gli appassionati alla comprensione dello sport, li allontana. Il tutto frutto di un regolamento che altro non fa che limitare l’inventiva, stringere la cinghia delle idee dei progettisti, producendo delle auto che tra loro sono fotocopie.
Provate a dipingerle tutte di nero e affiancate le une alle altre: non trovereste differenze tra una Ferrari e una Haas (un attimo… forse abbiamo scelto il paragone sbagliato!). Battute a parte, il senso, però, è quello. Macchine tutte uguali, gerarchia di prestazioni determinate da piccoli dettagli frutto di interpretazioni più o meno bizzarre del regolamento e conseguente impossibilità di colmare il gap perchè – appunto – nella maggior parte delle volte non si sa dove e come intervenire per migliorare la vettura.
Addio alle figure dei collaudatori. I test sono solo un ricordo. Una macchina è un prodotto che se azzeccato, può darti buoni frutti non solo per un campionato ma addirittura per circa un lustro (si prenda ad esempio la Mercedes nell’era turbo-ibrida). In caso contrario puoi capire sin da quasi subito che si sta per gettare alle ortiche una intera stagione.
E poi si sta facendo sempre più difficile sorpassare. E chissà che questo addirittura non sia un bene, considerato l’abominio del DRS che ci ritroviamo da sei stagioni a questa parte (che paradosso!) e che i vertici della nuova gestione della F1 hanno più volte manifestato di non gradire. E non solo loro!
Quante volte avete sentito che “La F1 è la massima espressione della tecnologia applicata all’auto”? Parecchie. Ma non è più cosi, e da tanto tempo. Almeno da quando hanno iniziato a crescere sempre più quelle limitazioni regolamentari di cui sopra e che di fatto rendono la F1 più un compromesso che altro. Ecco, possiamo asserire che la F1 sia il miglior compromesso possibile della tecnologia applicata all’auto. Questo si che sarebbe più calzante.
Perché è francamente imbarazzante quanto inconcepibile parlare, oggi, di flussometro, di gestione delle gomme, di gestione delle power unit. Gestione, gestione, gestione. Dosare tutto e anche di più per non mandare al vento il risultato del GP attuale o di quello successivo. Un’assurdità! E’ altrettanto vero, però, che con l’aumento delle capacità progettuali, dei computer sempre più potenti e delle tecnologie che avanzano, tali limitazioni sono anche necessarie per non arrivare ad una escalation ingestibile delle prestazioni.
La F1 è e resterà, forse per sempre, un compromesso. Ma quello attuale è ben lungi dall’essere quello migliore possibile. Ecco perchè Ross Brawn, massima figura decisionale da un punto di vista tecnico/sportivo – e qui torniamo alla genesi del nostro articolo – venerdì radunerà le parti in gioco di questo grande circo che per preparare la grande bozza di idee che verranno poi pian piano plasmate nel corso dei mesi nelle varie sedi dedicate quali Strategy Group e riunioni della Commissione F1 (ricordiamo, solo il secondo è un vero e proprio organo FIA, il primo è un ente non legislativo dal quale far partire le idee da presentare agli organi legali).
Brawn pare voglia partire dal riallineamento economico tra i team. Ad oggi c’è troppa differenza tra ciò che ricevono – come introiti dei diritti commerciali – i primi della classe e tutti gli altri. Un team che possiede meno, e può investire meno, è di fatto tagliato fuori in tutto e per tutto dalla lotta per le posizioni che contano. E quindi riceverà meno a fine anno. E’ come un cane che si morde la coda ed è soprattutto questo il tema sul quale ha spremuto le meningi Brawn in questi mesi. Vedremo venerdì cosa tirerà fuori. Allo stesso tempo, però, per arrivare a questo, il buon Ross non potrà proporre un regolamento tecnico che tendi a standardizzare componenti e sminuire l’altissimo tasso tecnico della categoria. Suonerebbe come un declassamento. Il tutto, poi, dovrà avvenire con un occhio allo spettacolo e alle richieste dei fans (su questo tema si combatte da secoli ma è bene ricordare che la F1 non è mai stata ne spettacolare ne una fucina di sorpassi… sono ben altri i temi che hanno reso immortale questo sport) e ad eventuali nuovi team, motoristi e/o investitori del prossimo futuro.
Insomma, un bel puzzle complesso che Brawn e la dirigenza di Liberty Media dovranno ricomporre, sperando che la maggioranza sia d’accordo sulla base grezza di idee sulla quale iniziare a lavorare. Domani, 6 aprile 2018, sarà una giornata importantissima per il futuro dello sport.
Francesco Svelto