Pilota di F1 per un giorno

Come avevo promesso al termine del racconto del mio test al volante della Dallara Formula 1 della Scuderia Italia ( e confermo l’osservazione del lettore che ha precisato che all’epoca del mio test il motore Judd era stato sostituito con un motore Cosworth ) ecco il racconto della mia esperienza al volante della Formula 1 Renault nel 2007 sul tracciato di Le Castellet.

Dopo le due vittorie nel Campionato Mondiale di Formula 1 con Fernando Alonso, la Renault decide di convocare un numero limitato di giornalisti dell’auto a Le Castellet per effettuare un test con la vettura sulla pista Paul Ricard. Vengono convocati 5 giornalisti per nazione e fra i 5 italiani ci sono anch’io.

L’organizzazione è perfetta. Alloggiamo nell’hotel all’interno del circuito e di primo mattino incominciamo a conoscere il tracciato della pista girando con una Megane GT.

LA VESTIZIONE

Poi ci viene fornito il set con tuta, scarpette, sottocasco e casco identici a quelli di Alonso. La vestizione ti regala già la prima emozione. Ti senti pilota vero ed entri in un’altra atmosfera. Per farci prendere confidenza con le monoposto giriamo con una Formula Renault 2000. Già questa è un’esperienza esaltante, divertente. La vettura è potente, leggera, maneggevole, molto sensibile all’acceleratore, e qualche testa coda è inevitabile nei primi giri. Un po’ per tutti. Al termine di questa fase veniamo accompagnati all’interno dei box dove un gruppo di massaggiatori ci lenisce i doloretti al collo dovuti all’accelerazione laterale che già si sente quando si affrontano le curve più veloci, e quelli alla schiena per la posizione inusuale della seduta.

L’INCONTRO CON LA F 1

Finalmente arriva il grande momento dell’incontro con la Formula 1. Emozionante! Perché è una Formula 1 vera, perché è quella che Alonso ha portato al successo iridato, e perché è di ultima generazione, con il cambio manovrato dalle palette sotto al volante.

Dopo un breefing in cui ci vengono impartite le istruzioni ci avviciniamo alla macchina. Ed a questo punto uno dei colleghi italiani si tira indietro nel momento in cui prova ad infilarsi nell’abitacolo.  “ Non fa per me “ dice, evidentemente colto da un senso di panico.

Si entra nell’abitacolo e ci si ritrova seduti molto in basso con le gambe però più alte della seduta: già questa è una posizione anomala che si farà sentire sulla muscolatura al termine del test. Ecco perché ci sono i massaggiatori per intervenire dopo ogni stint. Sei lì, quasi coricato e quelle ruotone davanti e dietro ti sembrano enormi da quella posizione.

L’AVVIAMENTO DEL MOTORE

Il motore della macchina è spento. Una volta dentro ti vengono allacciate le cinture in maniera strettissima e, quando sei pronto, fai il classico segnale facendo roteare il dito indice. Il meccanico addetto applica l’avviatore pneumatico e dietro di te si scatena l’inferno. Anche in questo caso il motore originale è stato rimpiazzato con un Cosworth, ma la potenza è superiore ai 650 cavalli.

Davanti a te, in piedi, c’è un tutor che a gesti ti segnala le operazioni da eseguire. La frizione non più a pedale ma una leva sotto tal volante: inserisci la marcia e la frizione non la userai più fino al rientro ai box. Obbedisci al pollice alzato del tutor che ti indica di far salire di giri il motore.

LA PARTENZA

Il contagiri sembra impazzito: sei già oltre i 10.000 giri ed il tutor ti indica ancora di alzare il regime di rotazione. Quando sei prossimo ai 12.000 giri, e tutto intorno a te vibra tremendamente, ti da’ il via libera. Molli la frizione e l’auto fa una balzo in avanti. Guai se molli il gas: ci hanno avvisato, la partenza fallirebbe. Devi forzarti per non mollare, anzi accelerare…. e la macchina va! In un attimo sei fuori dalla Pit-lane e davanti a te c’è solo una pista mitica, libera, tutta per te! Devi affrettarti a cambiare le marce, perché il rettilineo è abbastanza lungo prima del quasi tornante che poi ti immetterà sul leggendario rettilineo del Mistral. Ma con le palette sotto al volante è tutto più facile. Altroché il cambio manuale con la leva a settori che avevo testato con la Dallara e che metteva alla prova anche i tuoi muscoli.

Arriva la curva e freno. Un gran pestone sul pedale, mi hanno detto. In pochi metri l’auto ha ridotto enormemente la velocità. Questi freni sono eccezionali. Devo riaccelerare per avvicinarmi alla curva. Freno di nuovo… e la curva è sempre là. I freni al carbonio hanno una potenza incredibile. Ci siamo, affronto prudentemente la curva, non sento ancora l’effetto dell’accelerazione laterale sul collo. Esco dalla curva e mi ritrovo sulla linea del Mistral, un rettilineo lunghissimo sul quale puoi scaricare tutte le marce ( sette ) e raggiungere una velocità superiore ai 250 orari. Ed è solo il primo giro! Sei talmente in basso che fai fatica a scorgere i cordoli della pista, oltre le ruote.

LA VELOCITA’ PURA

Alla fine del rettilineo c’è la mitica curva di Signes. E’ la curva nella quale i più abili e coraggiosi fra i piloti riuscivano a passare senza togliere il piede dal gas. E noi appassionati, giornalisti e non, ci recavamo proprio lì a vedere i passaggi, specialmente in qualifica, per cogliere l’attimo in cui qualcuno alleggeriva il piede e qualcuno no. Lo percepivi dalla diminuzione del rumore del motore.

De Cesaris, per dirne uno, era tra quelli più decisi nell’entrare in quella curva.

Nel breefing prima del test ci hanno detto che i più validi piloti in gara passano a Signes anche a 320 orari senza mollare il gas. Per noi è consigliabile non tentare oltre i 270. Sinceramente: io sono passato a poco più di 200 dopo 3 giri, e già mi è sembrata una follia. E senti già sul collo la spinta della forza centrifuga.

Poi il resto del circuito è formato da una serie di curve in successione dove devi giocare col cambio, con l’acceleratore, il volante sensibilissimo ed i freni prima di sbucare nuovamente sul rettilineo del traguardo dove acceleri in pieno e tocchi i 240 all’ora.

LA FRENATA E L’ARRIVO

E’ divertente, giro dopo giro, ritardare sempre più la frenata prima di inserirsi nelle curva di ritorno. Ad ogni giro freni sempre più vicino alla curva e ti rendi conto della pressione sul tuo corpo quando cali di colpo da 240 all’ora a meno di 100. Le cinture premono sullo sterno e le spalle. E poi vai, vai, vai… Ad ogni giro ti senti sempre più in confidenza con la macchina, che si rivela sincera. Non vorresti più scendere. Ma hai completato i tuoi cinque giri. Ti sventolano la bandiera a scacchi, la tua esperienza è finita. Devi lasciare il posto ad un altro. Ma hai vissuto momenti unici, indimenticabili, di quelli che racconterai un giorno a tuo nipote. Ed oggi l’ho raccontato a voi. Io mi sono divertito. Spero pure voi, che forse mi avete anche un po’ invidiato. Ma sentirsi un po’ Alonso per un giorno ( anche se per pochi giri ) è stato davvero formidabile.

P.S. Non ho fatto neanche un testa-coda nonostante la difficolta di gestire più di 600 cavalli. Mi dico bravo da solo!