Capelli, però, trova un altro alleato dagli occhi a mandorla, Akira Akagi, che prima lo porta alla vittoria nel campionato di Formula 3000 e poi lo farà esordire in Formula 1. Ma il modo in cui tutto questo avviene è molto particolare e per certi aspetti rocambolesco: Akagi convince Capelli ad andare a correre in Giappone e gli fa disputare una stagione completa, con Il pretesto di finanziare la propria scalata verso la Formula 1. Il meccanismo è semplice, la suddivisione dei premi gara tra lui e il team: 40% a Capelli e 60% ad Akagi; i due non stipulano accordi scritti, ma al termine della stagione il proprietario della Leyton House consegna a Capelli la busta con tutti i premi gara. Il pilota milanese apre la busta e li divide sotto gli occhi di Akagi, il quale però decide di lasciarli a Capelli apprezzandone la lealtà e gli fa un’offerta, quella di iniziare con lui l’avventura nella massima formula aderendo alla sua operazione di acquistare la March.
Capelli gli fa la sua controproposta, fissando il prezzo del suo “cartellino”, che Akagi accetta senza riserve, ma l’operazione si blocca per la malattia che colpisce il magnate giapponese. Alla March, ingolositi dall’operazione, fanno pressione su Capelli e Garimboldi per avere notizie e fortunatamente Akagi 6 mesi dopo esce dalla malattia e rompe il silenzio, desideroso di firmare il contratto con Capelli e siglare definitivamente il patto. Tutti vengono convocati in Giappone e nel corso delle festività natalizie del 1986 si arriva alla firma del contratto. L’avventura parte, con 17 persone e con quello che sarà un arrivo eccellente, quello di Adrian Newey (“un genialoide”, questa la definizione del milanese), dalla cui matita usciranno le monoposto che Capelli porterà a risultati forse anche insperati (quando lascerà la scuderia i dipendenti saranno 180). Inizialmente parte da solo, poi viene affiancato da Mauricio Gugelmin, che surclassa nelle prime stagioni, soprattutto nel 1988, anno in cui Capelli conquista i suoi risultati migliori, con un secondo posto all’Estoril dietro ad Alain Prost e un altro podio poche gare prima, a Spa. La stampa ci crede, inizia a vedere il nuovo talento italiano in Formula 1, ma qualche anno dopo il giudizio cambierà.
Ma andiamo con ordine. Ivan decide di prolungare il contratto di altre due stagioni, in segno di lealtà verso Akagi e i suoi uomini, mentre nel frattempo la March si sta smantellando progressivamente, parte Newey, verso la Williams, e partono diversi tecnici e meccanici. Capelli trova sulla sua strada l’opportunità di sfondare, visto che Briatore gli offre nientemeno che un sedile in Benetton per sostituire il malcapitato Nannini. Ma Ivan declina l’offerta, rimanendo leale con il magnate giapponese e chiude le due successive stagioni come da contratto, anche se i risultati non arrivano. La correttezza prima di tutto, cosa che fa chiudere il telefono a Briatore, che forse non ha mandato giù quel “no”… Poi, terminata l’esperienza in March, arriva in Ferrari, grazie al rocambolesco rifiuto di Alesi ad avere Martini come compagno di squadra, con i ruoli che sembrano già definiti.