Molti i piloti agli esordi in F1 negli ultimi anni rimandati indietro in un batter d’occhio. Mancanza di talento o giudizi sommari?
Nell’ultimo anno ci siamo giustamente focalizzati su quanto di bello è avvenuto davanti, con le sportellate tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton autori di un campionato eccellente ed esecutori di due scuderie che hanno mantenuto alto l’interesse della massima espressione dell’automobilismo mondiale. In questa sede invece, proveremo a dare un’occhiata un po’ più indietro, in particolare proveremo ad analizzare l’aspetto dei debuttanti, spesso ridotto ad una estrema semplificazione della “condanna” dei piloti paganti.
In ogni angolo del globo terracqueo, qualsiasi bambino abbia la fortuna di salire su un kart a 6 o 7 anni, sogna in qualche modo di poter un giorno giungere nell’olimpo degli Dei del motorsport a quattro ruote: la F1. Ma come in tutti gli ambienti, questa rappresenta per la categoria un posto di élite dove, per obbligate questioni numeriche, non tutti i sognatori del globo possono poi arrivarci.
Al di là della questione numerica, senza dubbio c’è il problema dei costi sempre maggiori che bisogna sostenere anche solo per gareggiare con i kart, per non parlare delle spese da sostenere solo per entrare in F1. Spese che spesso portano i potenziali piloti della massima serie a dover trovarsi uno sponsor, o comunque qualcuno che possa sovvenzionare la loro presenza in un contesto che diventa sempre più difficile anche per i team “piccoli”, che spesso per rimanere a galla da un punto di vista economico non possono far altro che rendersi dipendenti di una sostanziosa entrata extra che magari un pilota può garantire nel lungo periodo.
Una volta il ricambio era più “strutturale”. Negli anni 80 e 90 c’erano più macchine di adesso, qualche volta si arrivava a ben 30 vetture disposte sulla griglia, quindi c’era una maggiore possibilità di ricambio, considerando inoltre che nella stessa epoca la partecipazione alla F1 sia per i team che per i piloti era meno esosa, ma mai pensare che non ci fosse selezione. La F1 è per definizione selettiva, non è per tutti, e soprattutto vive nel nostro mondo e segue i suoi mutamenti, che ci piacciano o no.
Altra questione è quella relativa ai piloti paganti e, per quanto la cosa possa essere considerata peregrina, in realtà non è il problema principale della mancanza di ricambi di “qualità”. La principale causa è che spesso ci sono giovani promettenti che semplicemente non quagliano e, in un mondo già di per sé selettivo con l’aggiunta delle particolarità del contesto economico della F1 dette sopra, al primo errore vengono rimandati indietro. Lo sanno bene i vari Palmer, Giovinazzi, Wehrlein, Gutierrez, Nasr, che nella migliore delle ipotesi possono vantare un palmares di due campionati e basta, visto che di piazzamenti di rilievo neanche a parlarne, anzi il più delle volte sarebbe meglio non ricordare quanto fatto in pista.
Infatti, quando c’è il talento o una certa predisposizione ad un ambiente massacrante per le pressioni che ci sono in ogni dove, anche chi sovvenziona gli stessi piloti si muove in maniera diversa. E’ emblematico il triangolo Giovinazzi – Leclerc – Sauber. Il pilota italiano, nel ruolo di terzo in Ferrari, fino ad ora ha accumulato giusto un paio di gare da titolare con il team elvetico, in cui in una ha fatto il giusto compitino che potesse eseguire con una vettura che si è poi dimostrata la cenerentola del circus mentre nell’altra ha commesso un errore di ingenuità, possibile in uno alle prime armi. Per il resto, per il pugliese, solo sessioni di prove libere con il team Haas e poco più. Purtroppo per i colori italiani, bisogna ammettere che il nostro connazionale non è riuscito a competere per un posto da titolare con quel Charles Leclerc,che in Formula 2 nel 2017 ha fatto quello che gli è parso e piaciuto, dimostrando qualcosa che ha attirato dei capitali migliori e le due cose insieme sono imbattibili.
Certo, a tutti piacerebbe vedere l’esordio di qualcuno senza che vi sia la “puzza” di una spintarella che non sia dovuta alla semplice qualità ma al momento, per questioni di contesto che sono da analizzare in separata sede e che qui abbiamo solo accennato, questo passa quel convento eccellente che è la F1. E così sia.