Ricordiamo a 10 anni di distanza della sua morte una delle figure storiche del giornalismo italiano: Marcello Sabbatini
In questo articolo non racconteremo di eroi del volante ma di un particolare personaggio, che a seconda dei punti di vista, poteva essere eroe o mangiafuoco, ma che di fatto ha inventato uno stile, un giornale, protagonista di epici dualismi con Ferrari una coppia di fatto che non poteva fare a meno uno dell’altro: Marcello Sabbatini.
Animato da una passione che ne ha plasmato il mestiere, raccolse la sfida di Luciano Conti e creò dal nulla un giornale, Autosprint, che ancora oggi è il punto di riferimento per gli sport motoristici a quaattro ruote.
Grande conoscitore di uomini, seppe scegliere giornalisti in erba e motivarli a scrivere senza mai annoiare il pubblico: qualcuno lo definì, forse esagerando, il Ferrari della carta stampata.
Grandioso nel dramma di Giunti, quando difese le corse, pur attaccando l’assurda dinamica che portò alla morte il talentuoso pilota italiano, suo grande amico, ma altrettando grande a diventare la spina nel fianco della politica italiana quando su Autosprint invitava, purtroppo invano, la classe dirigente italiana a nominare Ferrari senatore a vita.
Sabbatini è anche autore della famosa “febbre Villeneuve”, di cui dopo tanti anni mi rendo conto di esserne ancora affetto e per fortuna penso non ci sia cura, spostando il tifo dei ferraristi verso il passerotto canadese che vinceva poco ma entusiasmava tanto. Sua fu anche l’ultima intervista di Gilles dopo il fattaccio di Imola.
Nel 1981 l’inaspetatto divorzio dalla Conti Editore, lo portò a fondare la testata Rombo, che faticava a stare sul mercato e, nei momenti di crisi, graziato proprio da Gilles che con i suoi numeri contribuiva ad aumentarne la tiratura.
Con Rombo sognava di replicare le iniziative che lo resero celebre con Autosprint, come il fondo Gunnar Nillson per la ricerca sul cancro o le varie esibizioni dei piloti a sfondo sociale.
Rombo però non riuscì a sostituire Autosprint nel cuore degli italiani e Marcellone Sabbatini si ritirò dalla carta stampata ma tale era la sua passione che non mancò mai di essere presente a programmi che parlassero di corse o di Gilles.
Perchéabbiamo parlato di lui a dici anni dalla scomparsa? Semplicemente perché lui ci ha insegnato a raccontarvi la Formula 1 e dovremmo dirgli grazie: i giornalisti di oggi riusciranno a fare altrettanto ?