Quadrifoglio verde, da un portafortuna alla leggenda Alfa Romeo

Scaramanzia. Quante volte abbiamo sentito questa parola, con i suoi simboli, i suoi rituali, le sue credenze che ognuno di noi, nel suo piccolo, si pensa possa avere. “La fortuna e la sfortuna non esistono” diceva un grande del mondo delle corse come Enzo Ferrari (anche lui dipinse un simbolo sulle proprie vetture, il notissimo cavallino donato dalla famiglia di Francesco Baracca), ma forse anche lui deve il proprio successo a quello che, forse, è il simbolo per antonomasia della fortuna, cioè proprio il quadrifoglio.

Se vai in un giardino e ti affacci nell’angolo di quelle minuscole piantine spontanee dalla foglia arrotondata troverai un’immensa  distesa di trifogli, ma l’estrema rarità dei quadrifogli ti fa meravigliare di essere stato, per una volta, particolarmente fortunato. Che questo, però, sia legato al mondo delle corse, non si sa perché né come mai, ma è un dato di fatto. E la storia nasce proprio in casa Alfa Romeo, con Giuseppe Merosi che schiera, per la Targa Florio del 1923 ben 4 RL Targa Florio, affidate ad Antonio Ascari, Enzo Ferrari, Giulio Masetti e Ugo Sivocci. Sarà proprio quest’ultimo – peraltro di origini campane – a voler dipingere, sulla calandra della sua vettura, un quadrifoglio verde circondato da un quadrato bianco capovolto di 45 gradi. Sivocci era bravo, molto bravo, ma estremamente sfortunato, tanto da essere conosciuto come un eterno secondo, come molti anni dopo lo sarà Stirling Moss o ancora più avanti Damon Hill, prima del titolo. Ma quella Targa Florio, corsa sul circuito delle Madonie, cambierà per sempre il corso della sua storia, e non solo.

Nel corso della gara, infatti, le Alfa di Ascari e Sivocci (al quale viene assegnato il numero 13) devono vedersela con la Steyr VI Klausen Sport di Ferdinando Minoia, ma riescono a imporsi quasi senza problemi. Ascari si invola verso il traguardo, dopo aver accumulato un vantaggio incredibile su Sivocci, ma accade quello che nessun pilota vorrebbe che mai si verificasse, la sua vettura si spegne. Accorrono i meccanici, ma essendo in prossimità del traguardo e avendo accumulato un vantaggio irrecuperabile, i meccanici riescono  a riavviare il motore in tutta tranquillità, con Ascari che taglia il traguardo da trionfatore, facendo salire sulla sua RL anche i meccanici. Ma il colpo di scena è dietro l’angolo, perché i commissari di percorso squalificano Ascari proprio per aver fatto salire dei “passeggeri” a bordo. Così, Ascari viene costretto a ripercorrere quei metri a marcia indietro per poi tagliare nuovamente il traguardo. Ma proprio in quel frangente ecco che arriva l’incredulo Sivocci, che taglia a sua volta il traguardo da vincitore, beffando così il padre del grande “Ciccio”, colui che regalerà i primi due titoli al talento scoperto dal pilota aversano, Enzo Ferrari.