Turrini a Pit Talk ha parlato di Ferrari, dagli errori del 2017 alle aspettative del 2018, dall’addio di Lorenzo Sassi alla ricerca dei 1000 Cavalli della power unit, all’esordio di Charles Leclerc e di un suo futuro da titolare a Maranello
Gennaio, tempo di bocche cucite, di indiscrezioni, piste al chiuso e tanta attività nelle fabbriche, in attesa delle prime presentazioni e degli immediati test, che dovranno portare al fatidico 25 Marzo, giorno del primo Gran Premio in calendario. Tempo del terremoto sui diritti Tv che ha in particolare coinvolto l’Italia, dopo l’ufficiale abbandono da parte della Rai nei confronti della massima competizione automobilistica mondiale. Ma ormai, questa pratica è stata archiviata e così “va presa”. E’ giusto quindi provare a concentrarsi sulle notizie, vere o presunte, provenienti da quei luoghi a dir poco misteriosi che sono i laboratori delle scuderie, dove prendono forma quei mostri di tecnologia che sono le vetture di Formula 1, che produrranno gioie o dolori.
Impossibile quindi, al netto di sorprese che potremo avere dalle prime attività agonistiche, che la discussione non si ponga sulle due protagoniste della scorsa stagione. Che Mercedes e Ferrari abbiano reso quello del 2017 un campionato ultra interessante ne abbiamo parlato molte volte, e che questo possa avvenire anche nel 2018 ce lo auguriamo per tutta la Formula 1. Una sfida cominciata già a mezzo stampa, con la presentazione delle due vetture in contemporanea, con indiscrezioni volte a carpire qualche notizia da Brackley o da Maranello.
Sulla questione, è intervenuto Leo Turrini a Pit Talk, il quale ha detto la sua sul duello tra i due costruttori, andando
a rimarcare cosa ha funzionato in meglio nella scuderia di Lewis Hamilton:
“Nel 2017 non c’era troppa differenza in ambito aerodinamico e telaistico, anzi per la prima parte dell’anno è stata la Mercedes a dover inseguire la Ferrari in quelle aree di sviluppo, ma in generale la miglior power unit ha aiutato molto la vettura anche in quelle occasioni. Se in Formula 1 fai una tremenda fatica a sorpassare e fai 5 pole quando i tuoi concorrenti ne fanno 15 hai già capito come andrà a finire il mondiale. Se ne fanno 15 è perché hanno una miglior power unit, soprattutto grazie a questo fantomatico bottone magico“.
Turrini ha poi fatto intendere come la Ferrari stia cercando di compensare il gap con i campioni in carica, non nascondendo qualche critica al via vai avuto nel reparto motoristico nella fase cruciale di sviluppo:
“In Ferrari hanno la consapevolezza che la partita si giocherà sulla power unit. A Maranello i 1000 CV li hanno visti, ma poi queste potenze vanno anche messe in pista. Se ce la fanno vedremo dalla prima curva un campionato combattuto, ma questo motore doveva esordire secondo i progetti da Spa , ma quando arrivarono in Belgio si sono accorti di non essere pronti. Purtroppo i cambiamenti nell’area power unit hanno avuto il loro impatto“.
Purtroppo, su questi due aspetti appena rimarcati da Turrini, c’è poco da commentare, se non aggiungere una volta di più come quel trambusto portato dall’abbandono di Lorenzo Sassi durante il Gran Premio dell’Austria abbia portato dei problemi di timeline e di know how, visto che comunque l’ingegnere italiano è stato a capo di quell’area tecnica che più ha visto crescere la prestazione della vettura di Maranello dal 2016 al 2017.
Rimanendo sul tema legato al team guidato da Maurizio Arrivabene, il giornalista emiliano ha poi toccato la questione riguardante il prossimo esordio di Charles Leclerc, che viene considerato un piccolo fenomeno da tenere stretto in Ferrari:
“In Sauber sanno che partono da un progetto tecnico con pochissime aspettative, Marchionne in occasione del pranzo di Natale ha fatto intendere che se arrivassero penultimi sarebbe un gran risultato. In questo contesto, Leclerc ovviamente si prende un rischio, ma come giusto che sia per un esordiente in Formula 1, ma ha comunque una buona carta da giocare. Onestamente non possiamo aspettarci risultati come da un pilota in un top team, ma se farà bene potrebbe essere il candidato ad un sedile a Maranello nel 2019“.
Chi conosce il sottoscritto, sa quanto stravede per il pilota monegasco, il quale lo scorso anno non ha “solo” vinto il campionato di Formula 2, ma con prestazioni e manovre come in Ungheria o ad Abu Dhabi, tanto per citare le prime che vengono in mente. Ma l’analisi di Turrini risulta precisa e puntuale, su un pilota dalle indubbie qualità, che però dovrà misurarsi con vettura e situazione sportiva diversa rispetto a quelle vissute l’anno scorso. E in quel contesto, forse ancor più difficile, dovrà dimostrare di essere quel talento di cui tanti parlano. Titolare a Maranello nel 2019? Una suggestione affascinante, ma vista la concorrenza di giovani, talentuosi e arrembanti piloti, il salto rischierebbe di essere eccessivo in pochissimo tempo. Ma vedremo, i fenomeni hanno una logica tutta loro.