Ecclestone: “Avrei voluto distruggere i motori ibridi”

In una lunga intervista rilasciata alla rivista tedesca Auto Motor und Sport, Bernie Ecclestone si scaglia contro l’architettura ibrida che da ormai cinque anni è protagonista in F1. 

di Oreste Sicilia

Uno degli argomenti caratterizzanti dell’ormai concluso campionato del mondo di F1 del 2017, ha riguardato la gestione della massima competizione automobilistica. Infatti, ormai 1 anno fa, la proprietà passò nelle mani di Liberty Media la quale, nella persona di Chase Carey come successore di Mister E, ha fatto subito intendere come ci volesse un cambio di marcia per tutto il circus.

Una diversa visione del mondo delle corse che non è stata troppo apprezzata da Bernie Ecclestone, con diverse dichiarazioni in cui il manager inglese ha puntato il dito nei confronti della “nuova” F1 americana, molto più vicina ad un fast food che ad un ristorante stellato, per usare le stesse parole dell’ormai ex Patron, che però fanno ben intendere le due visioni contrastanti del motorsport, tra chi ha dato un determinato modello di business alla massima serie a quattro ruote e chi è in grado di far pagare gente per vedere macchine che girano in tondo su un ovale.

Una differenza che Ecclestone ha voluto rimarcare proprio in questi giorni in un’altra delle sue dichiarazioni, mai banali e sempre un pizzico pepate, per usare un eufemismo. Sin dal primo giorno, Liberty Media ha fatto capire come F1 fosse un brand che deve crescere di valore e, per questo, sono stati fatti enormi investimenti in marketing, pubblicizzando la categoria con l’obiettivo di avvicinare di più il pubblico alla manifestazione, come dimostrato dall’evento tra le strade di Londra in occasione del Gran Premio d’Inghilterra, o della fantastica apertura del Gran Premio di Austin. Un qualcosa che non viene visto di buon occhio da Mister E: “Vedo un conflitto di interesse. È importante che le squadre si pubblicizzino da sole e che gli organizzatori promuovano il loro evento. Se la FOM è ancora coinvolta come terza parte, crea solo confusione. Chi sta facendo cosa? Chi dice cosa? Come dovrei sapere cosa è importante per le squadre e gli organizzatori?“.

Quindi in pratica zio Bernie, con questa affermazione, vorrebbe far intendere che sotto la sua gestione lasciava da soli gli organizzatori dei circuiti e le squadre nelle loro promozioni al pubblico? Ma quindi La F1 cos’è per Ecclestone? “Solo” una vetrina per chi vi partecipa? E i partecipanti cosa dovrebbero promuovere “a loro nome”? Dobbiamo essere brutali: alla maggioranza di chi va sugli spalti o accende il televisore, interessa poco della tecnologia, del carico aerodinamico, della potenza di picco, del passo gara e via discorrendo ma viene attratto dalla massima competizione automobilistica anche da “altro”.

Liberty Media, costruita da persone che vengono dal marketing e dai colossi pubblicitari d’oltreoceano, sa benissimo che questa è l’epoca per la quale le masse vogliono partecipare, o almeno avere la percezione di farlo. E allora ecco che si portano gli attori della F1 in mezzo alle città, all’interno di un evento complessivo che vede il circus cedere una certa forma di élite a vantaggio di un impatto più diretto con i “clienti finali” che siamo noi.

Ecclestone ha poi voluto intervenire sulla questione motori, primo vero banco di prova per Liberty Media in previsione dell’accordo del 2021 tra l’attore commerciale e le squadre: “Due anni fa dissi ai team di tenere quel maledetto motore a patto di aumentare la portata e la quantità di benzina. Ma se fosse stato per me, avrei spappolato questo motore. Era un disastro dal giorno in cui fu presentato. La F1 deve tornare ai V12!“.

A questo punto le cose sono due: o crediamo che in quella sede Mr.E contasse come l’asso di bastoni quando la briscola è a denari, oppure intendiamo che la F1 sia caratterizzata anche da una certa spinta tecnologica che, in qualche modo, deve avere delle ricadute industriali. Ipotesi più plausibile.

Detto questo, è chiaro che Ecclestone avrà sempre e comunque voce in capitolo pur rimanendo “esterno” ad un mondo che con lui ha preso una precisa direzione, ed al quale ha comunque dato tanto ma il mondo è cambiato, le persone anche, ed anche la F1 si è trovata all’interno di una rivoluzione culturale ed umana che, vuoi o non vuoi, sta cercando di cavalcare.

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