Brambilla viene sostituito da Patrick Depailler, che dopo un incidente che lo costrinse a saltare metà stagione nel 1979 torna quasi a sorpresa. La sua monoposto sarà dotata di un impianto frenante particolare, adattato proprio in seguito alle conseguenze di quell’incidente. L’inizio non fu esaltante, ma il progresso delle prestazioni nel corso della stagione fa ben sperare, fino a Hockenheim. Qui, nel corso dei test precedenti la gara, l’Alfa Romeo del pilota francese carambola ed esce 270 km/h alla Ostkurve, uccidendolo sul colpo, per le ferite alla testa e alle gambe. Il team di Chiti è costretto a correre ai ripari e richiama Brambilla, non prima di aver messo a segno un risultato enorme proprio nella gara tedesca, un quinto posto di Giacomelli che ha del clamoroso e rende omaggio nel migliore dei modi allo sfortunato pilota francese. Sarà proprio il pilota di Poncarale a portare l’Alfa alla pole position nel GP degli Stati Uniti (dove sarà affiancato da Andrea De Cesaris).
Una spettacolare uscita di scena che viene seguita da un altrettanto spettacolare avvio del 1981, dove viene introdotta la versione C, con ammortizzatori regolabili, che porta il nuovo arrivato Mario Andretti al quinto posto. Verrà schierata anche la versione D, più bassa, e la F, interamente in fibra di carbonio. Nel corso di un 11981 avaro di risultati, il finale sarà comunque notevole, con un quarto posto di Giacomelli in Canada e un terzo a Caesar’s Palace, unico podio della storia dell’Alfa Romeo. Il progetto va avanti, tanto che viene creata anche una versione T della monoposto, destinata a ospitare un motore turbo, ma la monoposto correrà solo la gara inaugurale del 1982 per poi lasciare spazio alla 182. Ma questa è un’altra storia.