martedì, Gennaio 21, 2025

L’importanza dei piccoli team in Formula 1

La recente operazione di abbinamento fra la Sauber e l’Alfa Romeo ha riportato l’attenzione sul tema delle piccole scuderie in Formula 1.

Intanto sono utili per fare spettacolo e riempire quello schieramento di partenza che altrimenti sarebbe piuttosto povero. La riprova? Quante volte la regia delle riprese video è costretta a focalizzarsi sui duelli delle retrovie, specialmente quando la gara “dorme” con posizioni ormai consolidate. E le provenienze variegate dei piloti al volante permette di offrire una internazionalità ampia alla platea di spettatori di mezzo mondo.

Ma soprattutto sono utili ed importanti perché consentono ai giovani piloti di fare esperienza e farsi notare, se hanno le qualità per divenire campioni o almeno competitors.

Allora ho fatto una disamina molto attenta sulla storia della F1 più recente per scoprire come hanno iniziato la loro carriera quasi tutti i piloti più importanti della Formula 1 moderna.

COSI’ HANNO INIZIATO I FERRARISTI

Si, perché non capita a tutti di poter iniziare a cavalcare la F1 cominciando subito dall’alto, come è successo per Lewis Hamilton, subito in McLaren, o Prost, a suo tempo anch’egli con la McLaren o Jaques Villeneuve in Williams ( lui però con il “passaporto” di Indianapolis).

Incominciamo con alcuni piloti arrivati a pilotare la Ferrari.

Michele Alboreto iniziò con la Tyrrell, Ivan Capelli con la Tyrrel e la AGS, Jean Alesi anch’egli con la Tyrrell, Renè Arnoux con la Martini e poi la Surtees, Rubens Barrichello con la Jordan, Gerhard Berger con la Ats e la Arrows, Eddie Irvine con la Jordan, Niki Lauda con la March e la BRM, Felipe Massa e Kimi Raikkonen con la Sauber, Giancarlo Fisichella con la Minardi, per arrivare a Fernando Alonso con la Minardi, Michael Schumacher con la Jordan, e Sebastian Vettel con la Toro Rosso.

IL DEBUTTO DEI CAMPIONI

Ma anche il mitico Ayrton Senna passò da un piccolo team: la Toleman che lo fece conoscere al mondo prima di arrivare alla Lotus ed alla McLaren.

Ed è interessante scoprire che molti altri piloti poi divenuti famosi, o addirittura campioni, hanno seguito la stessa trafila: Keke Rosberg iniziò con la Theodore, la Ats e la Wolf prima di diventare campione del mondo con la Williams. Per il tre volte campione Nelson Piquet fu la Ensigne la prima F1, mentre per Elio De Angelis il primo volante F1 fu quello della Shadow, così come per Riccardo Patrese che poi passò alla Arrows prima di arrivare alla Williams, mentre Jarno Trulli iniziò con la Minardi prima di guidare in Renault dove Eddie Cheever giunse dopo aver corso con la Hesket, la Osella , la Tyrrel e la Ligier. E sia Daniel Ricciardo che Max Verstappen hanno aperto la loro carriera in F1 con lo scivolo Toro Rosso. Che è poi la ex Minardi e che se andate a veder bene è stata, ed è, una delle più prolifiche scuderie di accesso. Piccoli team, alcuni scomparsi dalla scena, ma tutti indispensabili per costruire i migliori piloti del mondo.

LA FUCINA DEI TECNICI

Ma non ci sono soltanto i piloti a passare per questa porta d’entrata: anche molti ingegneri, tecnici, e meccanici seguono la stessa trafila. Esiste una specie di mercato anche di queste professioni o mestieri nell’ambito della Formula 1. E siccome nessuno nasce a maestro – come afferma un celebre detto – le piccole scuderie preparano ed alimentano tutto il cast della F1. Capita così di ritrovare spesso nelle scuderie di vertice personaggi che avevi conosciuto ancora ragazzi in un piccolo team. Perfino la logistica delle squadre – complicatissima con tutte le trasferte – ha bisogno di professionisti di alto livello. E conoscendo questo mondo si capirà meglio l’affermazione di Flavio Briatore che un giorno disse: “ Anche chi fa le pulizie nelle officine della Formula 1 deve essere uno in gamba! “.

Renato Ronco
Renato Ronco
giornalista, specializzato in motoring sportivo e commerciale dal 1963

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