L’Alfa sviluppa a questo punto un 12 cilindri, usato prima sulle sport prototipi: questo forse è il motore simbolo dell’epopea Chiti. Una leggenda metropolitana vuole che fosse piuttosto ispirato a quello della Ferrari, ma le similitudini sono solo nelle bancate a 180°. Con la Brabham arriva il nuovo propulsore nella massima formula ma era strutturalmente pesante, ingombrante e sulle prime non così estremo da poter immediatamente ben figurare su una monoposto.
L’avvento dell’effetto suolo rese obsoleto il boxer perché troppo ingombrante, anche se l’Autodelta di Chiti in pochi mesi mise in campo un nuovo motore a V, che tuttavia non ebbe fortuna, tanto che a fine 1979 la Brabham ripassò al Cosworth, mentre l’Alfa Romeo tornava davvero nel mondiale con l’Alfa-Alfa di Chiti, da dove mancava dal lontano 1951.
Il 1979 vide il ritorno dell’Alfa Romeo in F1 con un team e una motorizzazione propri. Una presenza penalizzata dai continui cambi regolamentari e da una carenza di risultati che misero in crisi l’impalcatura complessiva del progetto. Chiti inoltre era diviso tra politica e fabbrica, in quanto le pressioni dell’IRI erano sempre maggiori e le cifre a disposizione non così importanti. L’Alfa, infatti, era un’azienda pubblica, fino alla ingloriosa e discussa cessione alla Fiat nel 1986; appartenente allo Stato italiano tramite Finmeccanica, holding finanziaria dell’Iri (Istituto di Ricostruzione Industriale).
E proprio con le solite beghe politiche di stampo italico, fatte di mediazioni, veti incrociati, ipocrisie, Carlo Chiti ha avuto quotidianamente a che fare, per difendere il suo quotidiano operato di direttore della squadra corse Alfa Romeo. Un’esistenza indubbiamente difficile, ardua, contrastata da invidie, gelosie e interessi che con lo sport – e il lavoro dei circa cento addetti dell’Autodelta – non c’entravano nulla.
I risultati non sono quelli sperati. Due pole position con Giacomelli (1980 al Glen) e De Cesaris (1982 a Long Beach) e due terzi posti, sempre con Jack ‘O Malley a Las Vegas nel 1982 e De Cesaris a Montecarlo nel 1982.
Nel 1984 la scuderia fu a tutti gli effetti affidata alla Euroracing, con i motori che furono forniti dalla Autodelta.
Chiti all’Estoril annunciò le dimissioni. Il mitico ingegnere di Pistoia se ne andò per gettare anima e corpo nella Motori Moderni. L’Autodelta allo stato puro diventava così un ricordo e ciò che viene dopo sarà geneticamente e strutturalmente un’altra cosa.