Alfa Romeo: scontro Euroracing-Autodelta e abbandono della Formula 1

Ma l’influenza della Fiat avrà anche qui il sopravvento: l’Alfa Romeo infatti progettò un 4 cilindri in linea biturbo di 1500 cc che venne provato sulla Ligier JS29. Pilota sarà René Arnoux, al quale la Fiat addosserà la responsabilità per la rottura del contratto. In realtà, ormai, la frattura era netta per le stesse cause che hanno portato alla chiusura del team di Formula 1; così, si prova a percorrere la strada degli aspirati costruendo il primo V10 moderno, con angolo di 72° tra le bancate e 4 valvole per cilindro, capace di sviluppare 583 cavalli, poi portati a 620 a 13300 giri al minuto quando verrà portato a 5 valvole per cilindro; la coppia massima sarà di 39 kgm A 9500 giri.

La collaborazione con la Ligier, però, non decolla e l’Alfa decide di chiedere alla Brabham la progettazione di un telaio in alluminio Nomex, coperto in pannelli in fibra di carbonio. Nasce così la Brabham BT57, nota anche come Alfa 164 Procar, una vettura destinata a correre nelle gare di cui porta il nome. Testata da Giorgio Francia, verrà portata al circuito del Balocco dove toccherà i 340 km/h. La vettura verrà poi affidata alle mani di Riccardo Patrese che la mostrerà al pubblico durante il Gran Premio d’Italia del 1988 e il padovano la porterà all’incredibile (per l’epoca) velocità di 329 km/h, capace di battere anche le monoposto di Formula 1, frutto dell’aerodinamica curatissima e del valore incredibilmente basso del Cx, di gran lunga inferiore rispetto a quello di una monoposto di Formula 1. Ma  anche questa bella avventura avrà poca fortuna, essendo quella monzese l’unica apparizione della supercar di Arese. Una categoria simile verrà creata diversi anni più tardi, nota come ITC dove a essere protagonista sarà la leggendaria 155, ma questa è un’altra storia.