Quando la mafia si offrì alla Ferrari

Formel 1, Grand Prix Deutschland 1976, Nuerburgring Nordschleife, 01.08.1976 Niki Lauda, Ferrari 312T2, Sprung www.hoch-zwei.net , copyright: HOCH ZWEI / Ronco

Nel fatidico 1976 forse la Ferrari di Niki Lauda avrebbe potuto vincere il titolo iridato. Anche dopo il terribile incidente del Nurburgring ed il mancato duello finale con Hunt in Giappone.

Si, se Enzo Ferrari avesse accettato l’offerta che la mafia italo-americana gli fece al Gran Premio degli Stati Uniti Est, a Watkins Glen, nella regione dei laghi a nord di New York.

E’ un episodio clamoroso, mai rivelato, e che ora vi raccontiamo.

Dopo il miracoloso recupero di Lauda, praticamente risorto da una morte quasi certa, con il sofferto ritorno alla competizione nel Gran Premio d’Italia a Monza ed il successivo Gran Premio del Canada, la Formula 1 si era trasferita al Watkins Glen per la penultima gara di Campionato.

E fu lì che al venerdì sera si presentarono a Daniele Audetto, Direttore Sportivo del Team del Cavallino, due persone italoamericane piuttosto prestanti fisicamente. Erano due fratelli ed affermavano di avere il sistema e l’opportunità di fermare la corsa di James Hunt. Un sistema che lo avrebbe obbligato ad una sosta forzata, ed impossibile da scoprire.

Audetto rimase un po’ strabiliato da un’idea così strana, ma i due proposero un incontro per l’indomani mattina, quando sarebbe arrivato un loro uomo da NewYork.

Il sabato mattina, all’ora della prima colazione, nel motel dove il team era alloggiato, sui bordi del lago Seneca vicino al circuito, si presentarono nella hall i due fratelli accompagnati da una terza persona, che si qualificò come il loro avvocato.

A sinistra Forghieri, al centro Audetto a destra Lauda

In più Audetto notò una figura che sembrava uscita da un film sulla mafia dei Soprano. Era un uomo tarchiato, di carnagione scura, con i capelli lisci ed impomatati di brillantina. L’abito gessato sotto la cui manica si notava un rigonfiamento dovuto ad un probabile revolver, e le scarpe nere di vernice: più che lucide, luccicanti. Situazione tipicamente mafiosa.

Era lui l’uomo giunto appositamente da New York e che – udite, udite – era in grado di sparare un proiettile di ghiaccio in uno pneumatico della McLaren di Hunt al passaggio in un preciso punto del tracciato. Cioè nel tornante stretto, e lento, dove c’erano due tribune convergenti che lasciavano in mezzo lo spazio per piazzarsi con una carabina speciale. In questo modo la foratura avrebbe obbligato Hunt ad una sosta supplementare al box per l’afflosciamento, e Lauda avrebbe acquisito un bel vantaggio. Poi l’alta temperatura della gomma avrebbe rapidamente sciolto il ghiaccio facendo scomparire ogni traccia.

Il “cecchino” spiegò tutta l’operazione in un italiano stile “siculo-broockolino” mentre il trio degli accompagnatori ascoltava ed assentiva sulle garanzie di impunità. Ed i due fratelli commentarono alla fine con la frase: “Noi italiani d’America per la Ferrari siamo pronti a qualunque cosa!”. Ne parlavano come della cosa più naturale del mondo.

Immaginabile lo sconcerto di Audetto. Voleva dire loro se eran pazzi, ma, intimorito, prese tempo dicendo che avrebbe dovuto consultarsi con l’Ingegnere Enzo Ferrari il quale voleva sapere e conoscere tutto quello che accadeva sulla pista, dalla tecnica al più piccolo dettaglio. E’ risaputo che ne amava perfino il pettegolezzo.

In Italia era pomeriggio ed Audetto telefonò subito all’ingegner Ferrari che rimase stupito da una proposta così audace ed indecente. Poi, incuriosito, chiese “Ma davvero non resta nessuna traccia?”. E immediatamente dopo disse: “Ma non se ne parla proprio. Audetto, li lasci perdere!”. Dunque netto rifiuto.

E questo riferì Audetto un’ora più tardi ai due emissari. Che comunque rimasero per assistere al Gran Premio, dopo aver rispedito il “cecchino” a New York in aereo.

L’incredibile offerta della mafia italoamericana alla Ferrari era naufragata.

Il Gran Premio si svolse regolarmente. La gara la vinse Hunt, conquistando 9 punti. E Lauda, terzo, prese 4 punti. Era il 10 ottobre 1976.

Due settimane dopo, sulla pista del Fuji in Giappone, sotto il diluvio Lauda si sarebbe ritirato e Hunt, giunto terzo, avrebbe vinto il titolo mondiale con il vantaggio di un solo punto su Lauda. Chissà quale sarà stato il commento e il disappunto di quegli strani “italiani d’America” ….