Ferrari: una stagione da salvare e un pilota da tutelare

La Ferrari deve gestire al meglio questa fase: il 2017 è una stagione da salvare e Vettel un pilota intorno al quale fare quadrato. Quando la sfida è al limite i dettagli fanno la differenza. Questo il punto su cui lavorare, sia tecnicamente che psicologicamente.

di Giulio Scaccia

Il 2017 ha consacrato il dominio assoluto della Mercedes nell’era ibrida e ribadito il valore, sancito dai numeri e non solo, del suo pilota di punta, Lewis Hamilton. L’anglocaraibico ha disputato forse la sua stagione migiore, guidando benissimo, sapendosi accontentare nelle rare occasioni in cui non poteva vincere e mostrando una forma e una guida di livello superiore da dopo la pausa estiva.

La premessa è d’obbligo. La Ferrari si è trovata ad affrontare un avversario di valore assoluto dal punto di vista tecnico, sportivo e finanziario. Mai nella storia della Formula 1 una scuderia, anzi un costruttore ha manifestato una forza così importante, devastante e completa. A questa forza si è unita la classe immensa di un Lewis Hamilton in grandissimo spolvero. Quattro titoli e record battuti a ripetizione.

Ma la Ferrari deve salvare questa stagione: la Rossa ha recuperato con il cambio di regolamento un abisso nei confronti dei rivali e a tratti, sopratutto nella prima parte della stagione (fino a Barcellona) e nelle piste lente o medio veloci, è stata sempre la macchina da battere. Nel complessivo un pelo dietro la Mercedes, ma vicinissma. Bontà del lavoro di Binotto e di tutti i tecnici a Maranello e in pista. Certo è che prestazioni e affidabilità spesso non vanno a braccetto e proprio la prima componente ha tradito la Rossa nelle trasferte asiatiche. E non solo l’affidabilità.

I piloti non hanno disputato una stagione impeccabile. A Vettel si chiede tanto, forse troppo ma è il suo ruolo e la Ferrari è questa. Sebastian ha disputato un’ottima prima parte di stagione, poi il cattivo controllo di nervi a Baku e il mancato sorpasso ad Hamilton a SPA hanno insinuato la possibilità che poi è diventata certezza, della sconfitta.

Il tedesco dopo SPA, forse ha creduto che solo in partenza era possibile vincere i Gran Premi. Questo spiegherebbe il doppio disastro di Singapore e l’ultimo errore in ordine di tempo in Messico. Seb si trova a combattere con un avversario fortissimo. Lui e Hamilton sono il meglio che la F1 attuale possa offrire, in attesa che Verstappen calmi il testosterone. Tra Vettel ed Hamilton, due campioni, l’anglocaraibico ha qualcosa in più. Solo un Vettel perfetto lo può battere. E ha inizio stagione il tedesco ha dimostrato di saperlo fare.

Per ultimo: senza fare paragoni blasfermi, ricordiamo i dubbi, le critiche e gli errori imputati dai detrattori al primo Schumacher in Ferrari. La fortuna allora fu la presenza di Jean Todt a difendere e tutelare il campione tedesco e la squadra.

Oggi la domanda è se a Maranello c’è qualcuno che sappia fare altrettanto.

La vittoria si basa sulla tecnica e sulle prestazioni, ma anche sugli equilibri psicologici. Ferrari se prenderà il buono di questo 2017 e imparerà dagli errori potrà lottare con la Mercedes nel 2018. E Vettel potrà e dovrà dare il meglio. Quando la sfida è al limite i dettagli fanno la differenza.