Luca Budel è intervenuto ieri a Pit Talk e ha individuato in Monza il punto di svolta della stagione della Ferrari. Tuttavia il 2017 delle Rosse è da considerarsi positivo e fa ben sperare per il prossimo anno.
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Ormai ci siamo, questa è la settimana che porterà all’ultimo atto di un campionato di Formula 1 particolarmente interessante sotto diversi aspetti, anche se non ha più molto da dire in ottica iridata. Una stagione che ha ritrovato la Ferrari protagonista in positivo per un lungo tratto del 2017, per poi accumulare una serie di problemi nell’ultima parte, che hanno fatto concludere matematicamente la massima competizione con due appuntamenti d’anticipo.
Da questo punto di vista la domanda che sorge spontanea riguarda il motivo di questa Ferrari a due facce, capace fino ad agosto di arrivare nei tubi di scarico della Mercedes per poi guardarla solo da lontano negli appuntamenti successivi, un po’ per qualche disattenzione di guida di Vettel ma non solo.
Sulla questione è intervenuto, nell’ultima puntata di Pit Talk, Luca Budel, il quale ha rimarcato come sia stata evidente la competitività della SF70-H nelle fasi iniziali del campionato: “La prima parte della stagione è stata sorprendente per quanto riguarda i risultati della Ferrari e di Vettel, a dimostrazione di un gap completamente colmato e in alcune situazioni anche di superiorità!“.
Il caporedattore motori di Mediaset ha poi puntato il dito sul Gran Premio d’Italia, probabilmente l’appuntamento peggiore da un punto di vista prestazionale per la Ferrari:
“Monza ha rappresentato la chiave di volta in negativo della stagione Ferrari. Il terzo posto a 35 secondi dalla Mercedes aveva fatto infuriare Marchionne ed aveva rappresentato il primo campanello d’allarme del disastro che si è verificato nella trasferta in estremo oriente“.
A nostro modo di vedere, Budel centra due punti estremamente corretti che meritano delle considerazioni. Sul primo, relativo alle buone prestazioni messe in pista dalla Rossa di Maranello, non si può che essere d’accordo, pur rimarcando il fatto che in quella fase comunque ci sono state delle piste che prediligevano la filosofia costruttiva della SF70-H ed altre che invece favorivano la W08 Hybrid, sia per la questione del passo vettura, corto della Ferrari e lungo della Mercedes, ma non soltanto.
Una sorta di equilibrio “nel lungo periodo” che ha portato Vettel e Hamilton a contendersi la leadership in classifica gara dopo gara, con l’inglese che ha trovato dopo Montecarlo una vettura che ha recuperato una buona dose di competitività, migliorando il passo gara anche in settori o circuiti che in linea teorica avrebbero dovuto essere ad appannaggio dei rivali italiani o che comunque lo sono stati ma non in maniera così scontata.
Sul secondo punto toccato dal giornalista del Biscione, vorremmo permetterci un pizzico di analisi aggiuntiva. A modo di vedere dell’autore, l’oggettiva mancata performance a Monza da parte della Ferrari è da ricercare in quanto detto poco fa, visto che il tracciato brianzolo faceva parte di quelle piste che sicuramente avrebbero prediletto la potenza della power unit e il basso rake della Mercedes. Inoltre, all’interno dello stesso contesto, sarebbe bastato vedere il confronto in qualifica tra il giro di Vettel e di Hamilton nel “lontano” Gran Premio di Cina per capire che a Monza la W08 Hybrid avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Aggiungiamo inoltre che la vera chiave di volta è da ricercare non tanto nel week-end italiano quanto in quello successivo a Singapore. Infatti, le premesse sia dichiarate che dimostrate dai passi gara del venerdì, voleva una Ferrari estremamente favorita, che avrebbe sicuramente portato un cospicuo volume di punti ma, come saprete, così non è stato.
Viene dunque da ipotizzare che per provare ad ovviare ad una situazione in classifica peggiorata, nei Gran Premi successivi che avrebbero dovuto prediligere le caratteristiche degli avversari, in Ferrari abbiano provato a rischiare qualcosa in più da un punto di vista tecnico, visto che ormai la Mercedes era divenuta nuovamente la vettura da battere. In questo scenario arrivano le defezioni prima in Malesia e poi in Giappone che hanno dato la mazzata decisiva sulle speranze iridate di Maranello, con la chiave di volta in negativo da ricercare, forse, nel terribile trittico asiatico.