La politica Red Bull di Helmut Marko colpisce nuovamente, l’appiedamento di Daniil Kvyat n’è la prova. Qualsiasi pilota rischia di bruciarsi anzitempo la carriera all’interno della famiglia Red Bull, o nel caso contrario di diventare un gran campione in poco tempo. Ad ogni modo il russo può trovare ancora un volante nel circus per il 2018.
Lo slogan pubblicitario cita “Red Bull ti mette le ali”, anche se non è il caso di Daniil Kvyat. Il pilota russo senza il minimo preavviso è stato silurato da Marko al termine del GP degli Stati Uniti ad Austin. Nemmeno il tempo di riprendersi dalla corsa appena terminata, tra l’altro in zona punti che Kvyat ha ricevuto il benservito dal braccio destro di Mateschitz.
Daniil Kvyat ad ogni modo ha lasciato la famiglia Red Bull, ma non la possibilità di essere in griglia nel 2018 con un altro team. Il driver russo non meritava di essere scaricato così brutalmente, nonostante i risultati non sempre siano stati dalla sua parte.
Prendiamo per esempio l’ultimo GP, Kvyat ha nettamente battuto il suo team-mate Brendon Hartley, dunque di Marko di lasciarlo senza un sedile prima di fine stagione non ha avuto tutto questo senso. Ma si sa che per il manager austriaco i piloti sono solo dei numeri, da rimpiazzare in qualsiasi momento, senza il minimo preavviso.
Vedi l’esempio di Jaime Alguersuari, ex pilota Toro Rosso tra il 2010 ed il 2011. Talento promettente eppure scartato da Marko per motivi mai saputi realmente.
Un altro pilota “fatto fuori” ingiustamente è stato Jean Eric Vergne. Il pilota francese ha dimostrato il suo potenziale nel triennio 2012-2014, battendo anche l’allora compagno di squadra Daniel Ricciardo. Ma Marko l’ha tagliato fuori dal programma Red Bull, preferendogli Carlos Sainz Jr.
Qualsiasi pilota che entra a far parte dell’academy Red Bull crede che sia la soluzione migliore per crescere professionalmente ed arrivare in F1. Ma dall’altro lato un pilota dentro di se sa che deve ottenere certi risultati nel minor tempo possibile, onde evitare di essere tagliato fuori dai piani.
Ed in questo caso non è solo il talento puro a far arrivare un pilota al top della sua carriera motoristica ma serve soprattutto essere forti psicologicamente per le enormi pressioni che Helmut Marko mette ad ogni pilota.
Probabilmente perfino Max Verstappen non sarebbe riuscito ad arrivare dov’è ora se non fosse stato forte a livello psicologico, e nel gestire l’enorme pressione. Anzi, sotto questo punto di vista sembra essere un veterano. Ma come ben si sa, di Max Verstappen ce ne sono stati pochi in questi ultimi anni.
Alberto Murador