GP USA: ad Austin la resa tecnica della Ferrari

La Ferrari conquista un doppio podio sul tracciato delle Americhe. Può sembrare un risultato positivo ma di fatto rappresenta ben altra cosa: la resa tecnica ai rivali della Mercedes. 

di Francesco Svelto |

 

Il secondo posto di Vettel e il terzo di Raikkonen – sopraggiunto dopo la squalifica di Verstappen in diretta mondiale nell’anticamera del podio – hanno di fatto consegnato i due titoli mondiali nelle mani della Mercedes e di Lewis Hamilton. Anzi, se per il costruttori è ufficialmente cosa fatta, ad Hamilton serve soltanto un quinto posto in una qualsiasi delle tre gare rimanenti per laurearsi per la quarta volta campione. Una inezia.

Inezia che si fa ancora più piccola alla luce della prestazione che la W08 ha avuto ad Austin e che ha segnato, di fatto, per la prima volta dopo la batosta di Monza, la resa tecnica per la Ferrari.

Se analizziamo la prestazione delle due Rosse in Texas, forse difficilmente riusciamo a trovare difetti. Entrambi i piloti – al netto dei guai di Vettel al venerdì e con le gomme in gara – hanno dimostrato di avere, si, un buon passo ma insufficiente per arginare l’ormai quasi perfetta W08. Addirittura il tedesco si è portato in testa alla prima curva e ha condotto la gara per qualche giro ma la Mercedes ha dimostrato di venirne fuori in scioltezza di li a poco, per poi proseguire in assoluta gestione.

Il sorpasso subito da Vettel sul rettilineo principale al sesto giro è tutto di motore (sebbene con DRS aperto da parte di Hamilton). Una superiorità, quella dimostrata dalla power unit tedesca, che si concretizzava in 4/5 km/h ad ogni speed trap, pur non perdendo terreno nei settori più guidati del circuito. Ma l’aspetto che negli States ha fatto alzare bandiera bianca alle rosse di Maranello, è stato il non poter più combattere alla pari con i tedeschi quando le temperature si fanno medio-alte.

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Dall’inizio della stagione, infatti, quel sottile equilibrio che c’era tra le due compagini era dettato soprattutto da questo: Ferrari che sfruttava meglio di Mercedes le gomme ad alte temperature e, viceversa, Mercedes in vantaggio con climi più freddi. Ovviamente al netto delle caratteristiche dei vari tracciati.

Con la caduta di questo – grezzo – presupposto e con la conclamata superiorità in ambito motorostico di cui sopra, la Ferrari ha purtroppo praticamente alzato bandiera bianca. Siamo sicuri che non siano frasi di circostanza quelle di Maurizio Arrivabene: lui e tutto il team non getteranno la spugna fino all’ultima curva dell’ultimo gran premio. E’ vero, sarà cosi. E sarà cosa buona. Perché se questo mondiale è ormai praticamente andato in archivio, nulla dovrà impedire alla Ferrari di fare tesoro di tutte le esperienze di quest’anno in vista della prossima stagione.

C’è tanto da salvare di questo 2017 rosso: la vettura ha una base solida, il team è unito e compatto, i piloti hanno dimostrato di esserci. Prendere tutto il blocco di positività di quest’annata e traslarlo, ove possibile, in vista della prossima. Per puntare, stavolta, per davvero, all’obiettivo massimo.

 

Francesco Svelto