GP Giappone: Suzuka, l’ottovolante del Circus

L’era degli anni 2000 si apre con la straordinaria serie di successi della Ferrari, con Michael Schumacher che riporta il Mondiale piloti a Maranello dopo un digiuno di 21 anni. Un traguardo atteso da tanto, troppo tempo e che apre la strada alla scia di successi che caratterizza i 4 anni successivi, compresa la bella vittoria di Barrichello che regala il sesto titolo al Kaiser nel 2003. Schumacher entra così nella leggenda di questo sport, un mito che, dopo il 2005 con la vittoria di Raikkonen, può diventare assoluto nel 2006, quando il Kaiser domina la gara che gli potrebbe regalare la leadership in classifica ma viene tradito dalla rottura del propulsore, spianando la strada al titolo di Fernando Alonso.

Dal 2009 al 2013 la scena è  tutta per il suo erede, Sebastian Vettel, che si aggiudica tutte le edizioni tranne quella del 2012, vinta da Jenson Button. Il pilota della Red Bull, sul tracciato giapponese mette in mostra tutte le doti velocistiche sui circuiti medio-veloci, come quello di Suzuka, che esaltano il genio aerodinamico di Adrian Newey, bravissimo a destreggiarsi nei regolamenti degli anni dei V8 e creare dei capolavori della tecnica. E Sebastian Vettel, nonostante qualche attrito di troppo con il suo compagno di squadra Mark Webber, diventa uno straordinario interprete in pista delle idee del genio di Stratford Upon Avon, collezionando anche in Giappone alcune delle più belle vittorie della sua carriera. Ma nel 2014 si passa dalla festa al dramma.