Le tre serate speciali dedicate alla Ferrari 312B sono state particolarmente emozionanti. Racconto di una vettura leggenda del motorsport vista dal vivo.
Chi scrive ha vissuto in prima persona il GP d’Italia del 1970, rimanendo colpito dal suono di una macchina rossa, diverso da quello delle altre macchine, quasi un ruggito che suggellava una superiorità culminata con la vittoria del gran premio.
E’ stata un operazione coraggiosa portare sul grande schermo la storia del ritrovamento della macchina di Regazzoni, fu proprio lui a vincere quella corsa, e vedere il lento ritorno alla vita grazie alla passione di Paolo Barilla, dell’Ing.Forghieri, il progettista originario e del team scelto per far risplendere questo gioiello. Mentre i fotogrammi ci mostrano come pian piano la storica Ferrari comincia riprendere forma, sono particolarmente azzeccate le interviste a Jacky Ickx, pilota che con la 312 sfiorò il titolo, a Jackie Stewart, erede designato di Clark, ed a Niki Lauda, che non guidò mai quella macchina ma che fu l’interprete vincente della 312T e T2, sorelle maggiori della versione rappresentata al cinema.
Probabilmente manca una intervista ad Andretti, anche lui protagonista con quella macchina in Sud Africa, ma non c’è neanche il tempo di sentirne la mancanza perchè il suono del motore riempe la sala quasi come un tenore nell’arena. Le imprecazioni di Forghieri ai box, in dialetto, ci riportano a una F1 talmente lontana che pensavamo non fosse mai esistita e la grinta dell’ingegnere sembra mascherare qualche piccola magagna dovuta all’età ma anche alle numerose ore passate in sala prove senza adeguate protezioni acustiche.
Paolo Barilla ha i suoi problemi ad adattarsi a guidare una F1 di 47 anni fa, una macchina coi principi del passato, la forma a sigaro, ma con uno sguardo alla modernità con suo V12, originariamente progettato per un aereo. La serie 312 col suo Boxer portò a Maranello tre titoli piloti e quattro costruttori oltre che 37 vittorie. La 312B segnò un’epoca.