Spa, acqua benedetta per Eddie Jordan

1994, Barrichello Rainmaster per un giorno – Il 1994, si sa, è l’anno in cui in Formula 1 si assiste a una rivoluzione epocale. E’ una sorta di anno zero, inizia un nuovo modo di costruire le monoposto e di strutturare i circuiti, alla ricerca di una maggiore sicurezza dopo quello che, in rapida successione, accade durante i tragici fatti di Imola (la prima avvisaglia di quello che stava per accadere si è avuta con l’incidente di Barrichello il venerdì) e, nella gara dopo, a Montecarlo, quando Karl Wendlinger entra in coma. Una delle piste in cui il cambiamento è immediato è proprio Spa-Francorchamps, dove solo per quella stagione verrà inserita una chicane artificiale all’interno della decompressione tra Eau Rouge e Raidillon, con il chiaro intento di frenare la corsa dei missili che all’epoca vantavano potenze intorno agli 800 cavalli. E ancora una volta la variabile che può condizionare tutto da un momento all’altro è la pioggia, che rende ancora più impervia la sfida delle Ardenne, sparigliando le carte già dal venerdì.

Se infatti i valori in campo sembravano già assodati, con Schumacher e Hill che si stavano contendendo il titolo, la sfida della Foresta Nera permette anche ai team apparentemente più “artigianali”, quelli che Enzo Ferrari definiva garagisti, di mettersi alla pari degli avversari più blasonati. Ecco, quindi, che le qualifiche di Spa si tingono di verdeoro, proprio nel momento in cui il Kaiser sembrava poter dominare le qualifiche del venerdì mostrandosi ancora una volta più forte di Hill. Ma mentre sembrava tutto scritto ecco che la Jordan del brasiliano sorprende tutti e beffa Schumacher di 3 decimi. Un’impresa impreziosita dal quarto posto di Eddie Irvine, che va a chiudere a sandwich i due contendenti alla corona iridata. Tutto rinviato al sabato? Macchè, le due Jordan saggiamente restano ai box a godersi lo spettacolo, anche perché, se mai ce ne fosse stato bisogno, piove in modo ancora più violento e la seconda sessione si rivela inutile, anche perché poi la gara si svolgerà in condizioni di pista asciutta. Il piccolo diavolo irlandese ancora una volta ha un ottimo motivo per festeggiare, grazie ai suoi due alfieri che, ironia della sorte, si succederanno alla guida della Ferrari scambiandosi il volante della Stewart che nel 2000 diventerà Jaguar. Ma tutto parte da qui, da quella partenza al palo conquistata in condizioni impervie che fa un po’ sentire la nostalgia di Magic e delle sue imprese sul bagnato (anche se l’etichetta di erede di Senna è stata molto scomoda a Barrichello ed è stata oggetto di accesi diverbi) ma che mette in luce il pilota brasiliano, all’epoca quasi esordiente, bravissimo a districarsi nelle situazioni più impervie. Anche lui in gara, come Schumacher 3 anni prima, toccherà l’infausta sorte del ritiro, ma la piccola e bella storia della Jordan procede nel migliore dei modi, grazie alla sua fortissima anima irlandese (anche con l’arrivo di Irvine) e con quella bella punta di verdeoro che fa della coppia di piloti un duetto ben assortito, che parla poco ma che produce tanti bei risultati.