Con il GP d’Ungheria arriva anche la pausa di metà stagione per la F1. Un momento cruciale per uno dei Mondiali più combattuti degli ultimi anni, con una pausa che verrà vissuta con il fiato sospeso e piena di punti interrogativi.
Di Giuseppe Gomes
Sembrava ieri il week end dell’Australia, e invece sono passati ben sette mesi. Sette mesi riempiti da una lotta in cima alla classifica che non si assaporava da tempo. Una lotta d’altri tempi, come d’altri tempi sembrano le F1 ed. 2017. Magari non sono stati sette mesi di puro spettacolo in pista, ma ammettiamolo: quel poco che abbiamo visto ci basta e avanza. I sorpassi di Vettel in Cina, o le ruotate in Spagna tra il tedesco e la Mercedes di Hamilton. Oppure l’episodio di Baku e il record di pole di Senna battuto da Lewis, insieme alla F1 tra le strade di Londra. Ordini di scuderia, veleni in pista e fuori, trionfi da lungo attesi e battaglie tra compagni di squadra. Insomma, se questa prima parte del Mondiale è stata così accesa, non resta che aspettarsi un ritorno ancor più incandescente. Perché alla fine della prossima maratona non ci sarà un’altra pausa, ma il titolo. La pausa post Ungheria è utile anche per tirare in ballo un po di somme, giusto per capire se e per chi, la gara magiara ha rappresentato un sogno e per chi, invece, un “incubo”.
Non si può non partire da lei, dalla Rossa, che il suo sogno lo sta covando da 10 anni, e che in questa stagione, gara dopo gara, può prendere forme via via più reali. Un sogno che sembrava plausibile già dai test pre stagionali, nei quali la SF70-H sembrava veramente nata bene e, a conferma, sono arrivati i risultati. 4 vittorie, 2 doppiette e 3 prime file tutte rosse. Forse solo Nostradamus poteva prevedere un’annata così positiva dopo un 2016 disastroso, con il suo pilota di punta pronto a chiudere baracca e burattini per accasarsi in Mercedes. Invece siamo qui, con il tedesco in testa al Mondiale, conscio di avere nel compagno di squadra un’arma in più nel suo arsenale, e che in Ungheria ha praticamente chiuso la “problematica” rinnovo con una gara da scudiero vero. Servirà tutto il talento di Raikkonen per continuare a dare battaglia su ogni pista al grigio duo della Mercedes. Già la Mercedes!
Un incubo per lei la gara magiara? Sicuramente non una delle gare più semplici, ma dire che per la W08 e i suoi due piloti, questa prima parte della stagione sia stata difficile è quanto-mai errato ed eccessivo, anche perché Mercedes è saldamente avanti nel mondiale costruttori. È vero, la nuova Mercedes è una “regina capricciosa”, a detta di Toto Wolff, ma è anche vero che, dalla gara in Spagna, le Stelle d’Argento hanno ricominciato a brillare tanto da far tremare più di qualche semplice tifoso a Maranello. Forse non l’annata che si aspettavano a Stoccarda, ma certamente sono li, e lo sono con entrambi i piloti: Hamilton e Bottas. Una situazione che è croce e delizia del team tedesco, con un Hamilton che ha mostrato la sua enorme sportività in Ungheria ri-cedendo la posizione al compagno di squadra, ma vedremo a novembre il vero peso nell’avere un attacco a due punte. Un Bottas così competitivo erano pochi a immaginarselo (c’era chi già vedeva un Ocon o un Wehrlein al suo posto), rappresentando un’altra grande sorpresa di questo Mondiale insieme alla Ferrari. Altra sorpresa, ma non certo in positivo, è stata la Red Bull.
Un mezzo incubo quello della squadra austriaca dalla quale, con la rivoluzione aerodinamica, ci si aspettava decisamente di più. Negli ultimi anni abbiamo visto quanto il genio di Newey, sia stato spesso in grado di tirare fuori dal cilindro soluzioni incredibili, e che le hanno permesso di dominare gli ultimi anni prima della Formula ibrida. Ma non solo la Red Bull delude, anche, in parte, Verstappen. Colui il quale doveva essere la prima guida, vuoi per un motivo vuoi per un altro si ritrova abbastanza indietro in classifica dal – forse troppo frettolosamente apostrofato – “secondo” Ricciardo, che si gode l’unica vittoria non Ferrari-Mercedes (per ora) della stagione. Per non parlare della nota irruenza del diciannovenne Max che, questa volta, l’ha fatta grossa buttando fuori il compagno di squadra nelle fasi iniziali del GP d’Ungheria. Queste tre settimane saranno importantissimi per permettere alla Red Bull di riprendersi (storicamente è la squadra che più si migliora durante la pausa) anche perché, da inizio stagione, sta vivendo il ruolo di né carne né pesce: troppo lenta per Ferrari e Mercedes ma decisamente più veloce degli “altri”.
La voce altri vede tanti protagonisti: i due della Force India che, ruotate a parte, hanno condotto una prima parte di stagione ad altissimi livelli, oppure l’esplosivo due della Toro Rosso che ha portato più discussioni che punti al team di Faenza, oppure l’acerbo Stroll, autore di performance (passate il termine) discutibili, ma che nutre ancora la stima del suo team (ma non quella di un certo Jaques Villeneuve ultimo campione del mondo proprio della Williams). Come non parlare di Alonso e della McLaren Honda, un “manage a trois” che doveva fare scintille e che invece sta vivendo un vero e proprio incubo. Alonso in sdraio sotto al podio Ungherese (divertente ma forse un tantinello denigrante per il due volte campione del mondo) è l’emblema di questa prima parte di stagione per l’asturiano: protagonista a margine dei vincitori. Un ruolo decisamente troppo stretto per la storia della McLaren, della Honda e la sua. Il risultato dell’Ungheria fa ben sperare per il futuro, ma non dimentichiamo che, in F1, non esistono miracoli, e che la Honda è ancora capace di rompere motori a rotta di collo. Chi sogna per un futuro nella massima Formula sono i quattro piloti più chiacchierati dopo i test in Ungheria: Kubica, Leclerc, Giovinazzi e Norris.
Quello di Kubica è stato un ritorno da lacrime negli occhi. Una lunga assenza quella del pilota polacco, ma proprio in Ungheria ha dimostrato come il talento non conosca tempo. Subito competitivo ed il più attivo in pista, non sfigurando nel confronto con Palmer, che forse dovrebbe cominciare a temere per il suo sedile. Storia bella tanto quanto il sogno di Leclerc. Il monegasco, dopo la vittoria in GP3, sta letteralmente dominando in F2, risultati della vera punta di diamante di FDA, promettono grandi cose anche in F1, e per lui qualcosa si sta muovendo davvero. Con il rinnovo della fornitura di motori a Sauber, Ferrari pare aver trovato il suo vero “team B” (dopo il “muro” alzato da Haas), dove piazzare i suoi prodigi. Il plurale è d’obbligo, perché insieme a Leclerc farebbe coppia perfetta Giovinazzi, che sogna un volante nella stagione 2018.
Certo, i tanti crash del pugliese potrebbero far allontanare l’idea di riavere un pilota italiano nella massima Formula, ma sarebbe ingiusto limitarsi a solo questi casi, per questo è giusto sperare e sognare. E poi Norris. 17 anni e un talento esploso sotto gli occhi di tutti proprio durante i test magiari a bordo di una McLaren rinata in terra ungherese. Molti dicono di lui che sarà l’erede di Fernando Alonso, l’importante è che non eredi questa McLaren così fragile, in modo da permettere anche a lui, un giorno, di avere il suo sogno di metà Mondiale.