Combattivo, spigliato, sempre (o quasi) sorridente, a volte persino irridente. Un pilota capace di farsi amare tanto per le sue grandi doti umane che per quelle professionali. Ma anche un uomo con l’innata anima del guastafeste, capace di ribaltare gli equilibri e di far perdere, forse, un titolo mondiale alla Renault per la rivalità con Alain Prost. Stiamo parlando di René Arnoux, ex-pilota ed ex-commentatore per la Rai, al quale è dedicato il ritratto numero 54 della serie dedicata ai personaggi che hanno fatto la storia della Formula 1.
Ragazzo biondo e spavaldo, sempre con la battuta pronta, dopo aver fatto i suoi esordi in Italia, come meccanico di Conrero prima e pilota di kart poi (e avendo conosciuto personaggi del calibro di Giancarlo Minardi), torna in patria dove conquista le luci della ribalta grazie alle vittorie in Formula Renault e in Formula 2, che gli valgono un posto nel team Martini, lo stesso con cui aveva vinto il titolo nella categoria inferiore, ma l’esordio non fu dei migliori, anzi. Ci penserà la crisi economica a fermare quest’avventura, dove si dimostrerà più veloce di Beppe Gabbiani. Ma se si chiude una porta, a volte si apre un portone. Ed è proprio quello che capita al francese, che si vede catapultato dalla Surtees (scuderia con cui aveva corso le ultime gare) alla Renault. Un salto enorme per una scuderia che voleva scrivere la storia della Formula 1 grazie a un’invenzione geniale: il turbo. Una motorizzazione concepita per la prima volta dal Costruttore francese, che la stava sperimentando, ma che per ironia della sorte non ha mai portato la Casa della Régie alla conquista dell’iride, nemmeno nella moderna epoca delle Power Unit (ci riuscirà, e benissimo, con gli aspirati). Una sfida alla quale Arnoux prende parte con entusiasmo e ad affiancarlo c’è un suo ex-rivale, ora compagno di squadra: Jean-Pierre Jabouile. L’obiettivo dichiarato è uno e abbastanza categorico: riportare la Francia all’iride a 10 anni dal titolo conquistato da Jackie Stewart con la Matra. E il bel René non si sottrae certo alla sfida, consapevole del fatto che all’inizio l’impresa sarà ardua, e così infatti si rivelerà.
Digione 1979, anatomia di un duello – Ma la stagione ha un punto di svolta a Digione, dove le due Renault partono da favorite conquistando la prima fila al termine delle qualifiche. La gara, però, riserverà ai due francesi un avversario che gli renderà da subito la vita impossibile: Gilles Villeneuve. La Ferrari 312 T4, come noto ormai dall’inizio della stagione, è la macchina da battere e anche in questa gara non nasconde le sue ambizioni, tant’è che allo spegnersi del semaforo verde l’Aviatore infila Jabouille al via e si porta in testa, mentre per Arnoux la gara di casa è un calvario, visto che sprofonda al nono posto. Con pazienza e fatica, il francese dal casco bianco ricostruisce la sua gara portandosi fino al terzo gradino del podio, mentre per Jabouille la crisi di Villeneuve si trasforma in comando della gara al 47. giro. Poco più tardi, anche Arnoux sembra volerne approfittare e ne nasce uno dei duelli più lunghi e spettacolari della storia di questo sport, visto che i due si prendono a ruotate e procedono appaiati praticamente fino al traguardo. Arnoux, in un’intervista, ricorda che in quei frangenti non aveva nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che era appena accaduto, preparando la manovra difensiva e impostando successivamente la traiettoria per inserirsi in curva che subito Villeneuve si infilava da tutt’altra parte per infilarlo di nuovo, sfruttando ogni minimo pertugio lasciato in pista, arrivando anche al bloccaggio delle ruote. Un duello elettrizzante che non sarà immune da critiche (ci sarà un botta e risposta a distanza tra Carlo Chiti e lo stesso Arnoux sul tema della sicurezza) che catturerà l’attenzione di tutti distogliendola dall’impresa di Jabouille, unico pilota francese con vettura completamente francese a vincere in Francia e primo a vincere con un motore turbo. Ma il duello finale, forse, più che essere una grande impresa di Villeneuve, è possibile vederla come una sconfitta di Arnoux, che non è riuscito ad approfittare del mezzo in quel momento superiore rispetto al canadese per assicurare alla Renault la doppietta.