F1 | Vettel ed Hamiton, un dualismo che diventerà leggenda?

Vettel ed Hamilton stanno infiammando con la loro dualità questo campionato di F1. Chi vincerà tra i due e sopratutto, sapranno scrivere una storia che diventerà leggenda?

Questo campionato  sta ripropondendo al pubblico una sfida tale da riempire le cronache e far finalmente parlare di questro nostro sport non come la formula noia ma perché sta facendo sognare gli appassionati di tutto il mondo.

Hamilton e Vettel, il diavolo e l’acqua santa: riusciranno questi due campioni a scrivere pagine così memorabili che gli permetteranno di poter accedere nell’olimpo dei grandi di questo sport ?
Ambedue ispirati a due grandi del passato, Senna e Schumacher che si sfiorarno ma ebbero il tempo di detestarsi, fanno immaginare agli appassionati cosa sarebbe potuto succedere se il destino non avesse deciso di privarci del talento brasiliano, lasciando solo Schumacher a combattere col suo fantasma.

Hamilton, dotato di un talento immenso e dichiaratamente ispirato al brasiliano, nonostante il fresco raggiungemento del record di Pole di Senna, non può essere pu lontano dal suo mito che aveva un approccio alle corse quasi sacerdotale, sacrificando anche la sua vita privata pur di arrivare a coronare il suo “diritto a vincere”. Al contrario l’inglese non disdegna di farsi ritrarre in atteggiamenti più consoni ad una rock star che ad un atleta; ne è riprova la lamentela palese della Mercedes che minacciò, velatamente, di non volerlo far correre al gp di Monaco 2016. Il brasiliano coltivava il suo talento, l’inglese ne è soggetto, alternando prestazioni eccezzionali, come il giro di qualifica a Montreal, a prestazioni mediocri come ha evidenziato lo scorso GP di Montecarlo.
Vettel, il bravo ragazzo sorridente, cresciuto professionalmente e personalmente nel mito di Michael Schumacher, sembra essere l’esatto opposto del rivale in Mercedes ma anche molto distante dal suo mito tedesco. Schumacher costruì la sua leggenda riuscendo ad imporsi su monoposto palesemente inferiori come la F310 del 1996, mentre Vettel con la sventurata Sf16h ha ricordato di il Prost che nel 1991 risultò in balia di una Ferrari nata male e non seppe approfittare delle poche situazioni favorevoli che si presentarono.
Quest’anno, con una monoposto competitiva, il tedeschino ci sta regalando saggi della sua bravura con sorpassi al limite, come in Spagna quando passò sull’erba per sopravanzare Bottas, quasi emulo di Mansell a Imola 90 ma con maggior fortuna o a Monaco, quando con una guida fine e reddittizzia sembrò ricordare il suo idolo, capace di spingere in gara la macchina a ritmi impensabili per chiunque.
Il canovaccio di quest’anno sembra essere chiaro, a parte qualche outsider, il titolo se lo contenderanno loro due ma non è ancora sufficiente per poter parlare di leggenda: questo succederà quando finalmente getteranno la maschera di ipocrisia che hanno sul podio e daranno libero sfogo al loro linguaggio non verbale che vuole Hamilton mal sopportare Vettel, reo di fargli ombra ma solo con macchine imbattibili.