F1 | Storie di maggio e dintorni

Ma questa storia non si può che  concludere tornando ancora una volta a quel terribile 1 maggio 1994, la data in cui tutto finisce per ricominciare di nuovo, la data in cui si consuma una delle gare più drammatiche e assurde della storia della F1, già pesantemente condizionata dalla scomparsa di Roland Ratenberger e, prima, dal botto terrificante di Rubens Barrichello, anche lui brasiliano di San Paolo, anche lui nato il mese di maggio, anche lui potenziale Campione del mondo, spesso non assistito né dalla buona sorte né dai contratti. Una corsa terribile, con il pensiero fisso all’Ospedale Maggiore di Bologna, in cui succede di tutto: c’è un incidente al via, vola la gomma di Alboreto al pit-stop, la  gara che si corre con la somma dei tempi… Una situazione surreale, che per certi aspetti coinvolge anche la Ferrari. In quella gara, in quel terribile weekend, la 412T1 numero 27 viene affidata a Nicola Larini, a causa dell’infortunio che colpirà Jean Alesi. Il toscano raccoglierà un risultato straordinario.

Ma non c’è spazio per la festa, in questa gara, non c’è spazio per le pacche sulle spalle in questa stagione, non c’è spazio per gli amici. Tutto il 1994 in F1 sarà costellato da colpi bassi, veleni, recriminazioni, ritorni eccellenti (su tutti quello di Nigel Mansell),  lacrime di gioia (quelle della Ferrari a Hockenheim) e di dolore (quelle di Damon Hill ad Adelaide). Una stagione che segna veramente l’anno zero della F1, da allora niente sarà più come prima. Cambiano i regolamenti, ma forse quello che più cambia è la testa delle persone. E forse, il titolo vinto a mani basse dalla Benetton nel 1995 è una delle risposte più belle (sportivamente) a quello che era accaduto 12 mesi prima La F1 vuole ripartire e lo fa dando una straordinaria dimostrazione di forza e vitalità. Negli anni successivi, per esempio, non ci sarà più una bandiera nera (salvo Montermini a Montecarlo nel 1995, ma per un problema di comunicazione). Ed è proprio da questo spirito di novità che è arrivata l’ispirazione di questo articolo, simboleggiato dal ritorno a Imola dopo un anno, quel 30 aprile 1995 in cui Jean Alesi torna lì e con la sua Ferrari numero 27 giunge al secondo posto accolto da un bagno di folla. La festa ha preso il posto del dolore e della tragedia, i due ferraristi sono i protagonisti assoluti della gara vinta da Damon Hill, l’ultimo compagno di squadra di Senna e grande figlio d’arte. Jean, così, passa in poche settimane a rendere omaggio ai due grandi protagonisti della F1 moderna, prima ad Ayrton e poi a Gilles, raccogliendo il suo unico grande trionfo sul circuito dedicato al canadese. I ricordi e le emozioni sono tante, le suggestioni anche; se si unisce il richiamo a Elio De Angelis nel casco del francese tutto diventa ancora più affascinante, proprio per gli intrecci che il romano ha avuto con entrambi.

Perché, è proprio vero, la storia vive sempre di collegamenti e di relazioni, le cose non avvengono mai in modo casuale. Jean non vince a maggio, mese del ricordo di tutti questi fuoriclasse, ma a giugno. Come sempre un mese dopo, un anno dopo, un giorno dopo. Perché se quel momento, quel mese, quell’anno sono fatti per fermarsi e ricordare, è sempre il momento successivo quello per celebrare. E ancora una volta, la magia del numero 27 non ha regalato solo l’emozione di quel momento, ma il brivido del ricordo, quello di essere stato portato da dei piloti immortali.