In questo racconto, però, ci sia consentito per un attimo di uscire dal pianeta della F1 per ricordare un altro grande pilota, di cui quest’anno ricorre il trentennale dalla scomparsa, che come detto prima è stato lo scopritore di Mika Hakkinen. Parliamo di Henri Toivonen, pilota leggendario della squadra corse Lancia, capitanata da Cesare Fiorio (anche lei) che stava per coronare il sogno di stravincere grazie a un bolide progettato da Sergio Limone e Claudio Lombardi, la Delta S4. Toivonen è un vero trascinatore per tutta la squadra Lancia, vince a Montecarlo dopo avere dominato il RAC dell’anno prima e sembrava senza rivali sino a quel maledetto 2 maggio, giorno in cui la storia dei rally cambierà per sempre, così come il 1 maggio 1994 lo sarà per la F1. Toivonen e il suo copilota Sergio Cresto precipitano da una discesa ripidissima dopo aver divelto un guard-rail per aver perso il controllo della vettura.
La S4 precipita dal burrone e a contatto con dei fusti di benzina si incendia. Rimane solo la scocca, per Toivonen e Cresto non c’è nulla da fare. Quella gara segnerà la fine dei bolidi da 500 e oltre cavalli del Gruppo B, mostri per i quali le Case automobilistiche investivano parecchio e per la Lancia arriverà anche la beffa del titolo perso a vantaggio della Peugeot di un altro personaggio che farà storia in F1, Jean Todt. Incidente molto simile a quello che pochi giorni più tardi toglierà la vita a Elio De Angelis, il pianista da corsa, l’italiano amato dagli inglesi, uno in particolare: Colin Chapman (che nacque il 19 maggio), che lo trattò come Enzo Ferrari trattò Gilles Villeneuve. Un figlio amatissimo, così tanto da preferirlo a Nigel Mansell (che a dire il vero era ancora tanto mansueto, forse troppo…) e il grande italiano ripagherà il geniale ingegnere regalandogli l’ultimo saluto sul traguardo, l’ultima volta in cui potrà sventolare il suo caratteristico berretto in aria per il suo arrivo da infarto, in cui ha distanziato per un niente Keke Rosberg, che di lì a poco avrebbe vinto il titolo proprio in quel dannato 1982. E anche il romano merita, doverosamente, un posto tra i grandissimi, proprio perché al posto di Ayrton Senna, alla Lotus, c’era lui. Ma come spesso accade, sembra che dietro i grandi miti si nascondano delle piccole recriminazioni; è proprio quello che accadde con Elio, che se ne andrà alla Brabham, e sarà quello che accadrà diversi anni dopo a Jean Alesi. Corsi e ricorsi della storia, ancora loro: Villeneuve, De Angelis, Ferrari, Chapman, Mansell, Fiorio, Toivonen, Todt, Alesi, Senna. E’ un ciclo continuo, se si considera anche che Toivonen, come detto, ha lasciato un erede che agli sterrati ha preferito le piste, Mika Hakkinen. Un finlandese dagli occhi di ghiaccio che sarà l’ultimo compagno per una stagione di Ayrton Senna. E il cerchio si chiude.