La puntata 97 di Pit Talk ha visto il gradito ritorno come ospite di Gian Paolo Dallara, fondatore dell’omonima azienda costruttrice di automobili da competizione, leader nel mercato americano. Dallara ha spaziato ai nostri microfoni sui temi del momento, dal bis di Vettel in Bahrain fino alla partecipazione di Alonso alla Indy 500 con una delle sue vetture.
di Marco Santini
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Qual è stata la chiave tecnica che ha consentito alla Ferrari di chiudere il gap con la Mercedes, che soltanto pochi mesi fa sembrava inarrivabile?
Alla fine della partita, a Modena hanno giocato meglio che in Inghilterra. L’anno scorso il distacco in qualifica era a volte addirittura un secondo e mezzo ed in gara non c’era competizione: certamente le scelte Ferrari sono risultate vincenti o quanto meno hanno recuperato tutto lo svantaggio che avevano l’anno scorso. Quest’anno invece per i pochi secondi in cui la Mercedes può usare una super-potenza si soffre un po’ nelle qualifiche ma in gara la macchina è competitiva. La Ferrari ha interpretato bene le nuove regole, qualche difficoltà nella gestione delle gomme e soprattutto un gap aerodinamico e forse anche di potenza che erano importanti sono scomparsi, quindi ho l’impressione che ci siamo proprio.
Cosa pensa di questa nuova Formula 1 che ha fatto grandi passi avanti in termini di credibilità?
La F1 attuale ha riacquistato una validità nell’essere lo stimolo per soluzioni tecniche innovative. Il modo di recupero di energia della F1 è certamente superiore a quello di tutte le altre vetture che si accontentano di recuperare l’energia in frenata: qui tutte le energie degli scarichi, fino all’ultimo grado di temperatura, diventa energia. Questa è una soluzione tecnica molto interessante che non è comune nelle automobili di tutti i giorni e che penso lo diventerà, come ad esempio in passato la F1 ha riscoperto il turbo per le vetture stradali. Secondo me avrà delle ripercussioni importanti, la F1 ha ancora una validità di strumento per la ricerca.
In un anno in cui lo sviluppo sarà cruciale, quanto diventeranno più veloci le vetture dall’inizio alla fine?
Normalmente da inizio stagione alla fine ci sta un secondo o un secondo e mezzo, ma quest’anno potrebbe anche essere di più perché l’aerodinamica è cambiata molto e potrebbe ancora essere un pochettino più acerba.
Io mi aspetto anche degli sviluppi vicino ai 2 secondi, che è tantissimo. Certo che dipende da come saranno le strategie di sviluppo e se saranno coerenti con quello che hanno fatto: non si può sbagliare niente, ci sono degli eserciti che stanno lavorando insieme, più di 1000 persone con grandi risorse per far correre due macchine nel weekend. C’è un mondo da scoprire, è l’industria 4.0 dove mentre la vettura gira c’è qualcuno che fa analisi da casa ed elabora dei programmi per capire a quali pressioni dovranno essere gonfiate le gomme per il prossimo pit stop, è qualcosa di estremamente raffinato e vincerà chi sbaglierà meno.
Un suo giudizio sul debutto di Antonio Giovinazzi dopo i primi due gran premi? È possibile un suo futuro in Ferrari?
L’impressione è che al via è stato più veloce delle aspettative ma in Cina ha sbagliato due volte: certamente è bravo, ma per lui adesso ci sarà un’ansia particolare perché non gli daranno molti altri jolly e non può permettersi di sbagliare una eventuale terza gara. Noi italiani però abbiamo la cattiva abitudine di considerare la Formula 1 o niente per i nostri piloti, mentre invece ci sono fior di piloti che si sono fatti onore all’estero come Dindo Capello, Emanuele Pirro o Alex Zanardi: correre in Endurance, ad esempio, non sarebbe come giocare in serie C.