F1 | Quando l’Europa sbarcava a Indianapolis

Fernando Alonso ha annunciato la sua decisione di correre la 500 Miglia di Indianapolis saltando il Gran Premio di Monaco, grazie a una partnership tra la McLaren e la Andretti Autosport. Questo è solo l’ultimo esempio di piloti che hanno deciso di tentare l’assalto alla Triple Crown, un riconoscimento che incorona i massimi campioni dell’automobilismo riconosciuto a chi si aggiudica Mondiale di Formula 1, 500 Miglia di Indianapolis e 24 Ore di Le Mans. Ma non solo, quella di Alonso è anche un segnale alla Formula 1, in crisi di popolarità, che segue esperienze che nel corso degli anni vari piloti e costruttori hanno tentato, anche dopo l’uscita della gara più veloce del mondo dal campionato di Formula 1, dove è rimasta fino al 1960.

E’ di Alexander Rossi, infatti, l’ultima affermazione, risalente proprio al 2016, con l’ex-pilota della Marussia che in Europa aveva raccolto pochi risultati che va a vincere facendosi il tradizionale bagno con il latte a conclusione di una breve ma comunque redditizia esperienza in Indycar. Lui è solo l’ultimo esempio che simboleggia un po’ questa categoria di piloti: non si possono certo dimenticare anche i trionfi di Alex Zanardi – di cui però non fa parte la mitica 500 Miglia perché non inserita in calendario dopo la separazione tra la CART e la IRL (ne vincerà un’altra altrettanto impegnativa, quella del Michigan chiamata “US500”) – che dopo un passato non proprio ricco di risultati in Formula 1 accetta la scommessa di Chip Ganassi e si siede al volante di una Reynard rosso fiammante, con la chiara intenzione di fare la seconda guida e voler imparare. Il suo maestro è il suo tem-mate Jimmy Vasser, candidato principe, e non potrebbe essere altrimenti, alla conquista del titolo, che l’americano si aggiudicherà nell’ultima gara, che sarà vinta proprio da Zanardi.

Il bolognese, nonostante una pole position e un quarto posto rimediato sull’ovale ricavato all’interno del circuito di Jacarepagua, vive un inizio di stagione travagliatissimo, zero punti in 7 gare. Ma accetta il verdetto, anche perché di lì a poco la sua stagione è destinata a cambiare radicalmente. Arriva subito, infatti, la sua prima vittoria a Portland, cui faranno seguito tutta una serie di risultati: vincerà ancora a Lexington e farà schiattare di rabbia Brian Herta a Monterey, rifilandogli un sorpasso terrificante all’ultimo giro entrato nella leggenda del motorsport e chiude la stagione al secondo posto, a pari punti con Michael Andretti (in realtà è terzo perché conquista meno vittorie del figlio di Mario).

Ma questo è solo l’assaggio di quello che Zanardi compirà gli anni successivi. Conquistati i galloni di prima guida, infatti, “Zanna” trionfa nel 1997 e nel 1998; il primo anno la vittoria arriverà in rimonta, sconfiggendo Gil De Ferran (l’ultima vittoria in stagione sorride a un altro ex-pilota di Formula 1 in cerca di gloria, Mark Blundell), mentre nella seconda le cose saranno chiare sin dalle prime gare, dove Zanardi e Vasser detteranno legge. Sin dalle prime gare, infatti, il ritmo del bolognese, in costante crescendo, diventa inavvicinabile per tutti gli avversari, tanto che infila 5 vittorie in 6 gare nella parte centrale della stagione e chiude con un distacco abissale su Vasser, 116 punti, ben 4 vittorie e mezza. Un trionfo completo che gli riapre le porte della Formula 1, in Williams, ma i risultati non saranno gli stessi, tanto che arriverà l’amaro ritiro.