F1 | Intervista a Gian Carlo Minardi: “Binotto e la Ferrari ci sorprenderanno”

In occasione della presentazione della settima edizione del Rally Lirenas di Cassino (FR), abbiamo incontrato Gian Carlo Minardi. Il team manager faentino si è detto convinto della bontà del progetto Ferrari comandato da Mattia Binotto e che la nuova nata di Maranello potrà lottare fino alla fine con i grandi rivali della Mercedes. Ma non solo attualità: Gian Carlo ci ha parlato anche del prossimo Minardi Day del 6 e 7 maggio ad Imola, di Aldo Costa, di Senna e del futuro della F1.

di Francesco Svelto |

Gian Carlo, il mondiale è partito sotto le insegne della Ferrari. Come giudichi questa partenza sprint della compagine di Maranello, con Vettel sugli scudi ma con Raikkonen forse un po’ in ombra?

GCM: Quando si parte bene è sempre un vantaggio. La macchina da battere resta comunque la Mercedes e l’unica gara persa sul campo è stata quella di Melbourne. Le altre occasione sono state episodi isolati. 

Bisogna dar fiducia al gruppo Ferrari che senza dubbio ha permesso al team di fare un grosso balzo in avanti. E’ un gruppo italiano, di giovani, che stanno ricostruendo in Ferrari quell’entusiasmo e quello spirito che è un po’ venuto a mancare negli ultimi anni. Detto ciò non bisogna avvilirsi davanti ad eventuali debacle e fare in modo che possano lavorare in serenità.

Riguardo Raikkonen, mi auguro che egli abbia gli stimoli per combattere ad armi pari col compagno di squadra, un po’ come avvenne verso il finale dello scorso. Ad ogni modo credo sia l’ultimo anno del finlandese in F1.

Alla periferia di Londra vi è un raggio di 70/100 km nel quale vi sono ben sette delle dieci squadre attualmente presenti in F1 ed in cui “scorre” la maggior parte del know-how tecnico. Secondo te una delle lacune Ferrari degli ultimi anni è stata proprio quella di esserne un po’ al di fuori?

GCM: Credo che l’Italia non sia seconda a nessuno in quanto a talento. Noi abbiamo dei ragazzi in gamba ma bisogna crederci. Oggi in Ferrari c’è Simone Resta che ha cominciato in Minardi nel 2000 e in Mercedes c’è Aldo Costa che ha cominciato con noi nel 1988. Stiamo parlando di due ingegneri top che sono nei due top team. Bisogna dare a queste persone il tempo e la possibilità di emergere e diventare i Rory Byrne e Paddy Lowe del futuro. Poi è chiaro che noi tutti tifosi e giornalisti siamo troppo impazienti.

Questa impazienza tutta italiana rispetto al clima più rilassato dei team inglesi, può influire al di la di quelle che sono le capacità tecniche dei singoli?

GCM: E’ ovvio che Ferrari ha una cassa di risonanza mondiale e c’è questa necessità di dimostrare sempre e comunque di essere vincenti ma bisogna saper aspettare i tempi giusti.

Un giorno il presidente Marchionne, mentre transitavo per Fiorano per delle nostre attività con FDA (Gian Carlo è consulente di ACI Sport e supervisore della Scuola Federale, n.d.r.) mi disse che io sono un tifoso molto critico nei confronti della Ferrari. Gli ho spiegato come a parte la “pausa” di 21 anni in cui ho dovuto pensare al Minardi Team, sono sempre stato un osservatore attento alle tematiche Ferrari, sin da quando ero a stretto contatto con il Drake. Qualche volta ho avanzato qualche critica ma tutto ciò è solo per dare il mio contributo per migliorare. Gli dissi che la Ferrari dovrebbe portare avanti i suoi giovani e lui mi ha confermato che è suo impegno primario continuare in tal senso! La strada da seguire è proprio questa: i giovani.

Binotto per me è un ottimo manager, ha estrazione ingegneristica, ha una visione ormai totale dell’azienda con conoscenze organizzative e sportive del team. A lui non si possono raccontare frottole! Io ho molta fiducia nelle sue capacità. 

Prima vi è stato un riferimento ad Aldo Costa, protagonista e firma di alcune delle tante vetture che vedremo al Minardi Day del prossimo 6 e 7 maggio a Imola. Tra queste vi è la M192 motorizzata Lamborghini. Il 1992 della Minardi, che anno è stato?

GCM: Si, ad Imola ci saranno anche lui (Aldo Costa, n.d.r.) con Simone Resta e Gabriele Tredozi. Il 1992 è stato il miglior compromesso tecnico ed economico per noi. Purtroppo ad inizio stagione non ero a conoscenza che la Lamborghini volesse dare forfait a fine anno. Comunque il primo punto lo facemmo in Giappone con Fittipaldi, utilizzando un motore che fu molto simile a quello che Senna e la McLaren avrebbero provato nei test in Portogallo di li a poco, visto che loro non avevano una motorizzazione per l’anno dopo. Mi sono illuso che, sebbene non avremmo avuto lo stesso trattamento della McLaren, potessimo beneficiare molto di quella fornitura di motori e fare un grande salto in avanti. Purtroppo non fu cosi e a fine anno Chrysler (proprietaria di Lamborghini, n.d.r.) chiuse i rubinetti.

I nostri anni migliori furono il 1991 e il 1993; in particolare nel 91 arrivammo settimi nel mondiale e fu un grandissimo risultato (prima i punti li prendevano i primi sei che tagliavano la bandiera a scacchi, n.d.r.). Avevamo il motore Ferrari che pagammo tantissimo, non consapevoli del fatto che i giapponesi di Piooner, con i quali avevamo un accordo a voce per una grossa sponsorizzazione, decisero di tirarsi indietro, per cui dovemmo poi rinunciare a quella fornitura per gli anni successivi. 

(continua)