F1 | La cronaca nera si tinge di rosso (Ferrari)

Anche se non è una notizia strettamente legata alla F1, ha fatto scalpore la notizia che le forze dell’ordine siano riuscitie a sgominare una banda intenzionata a rubare le spoglie di Enzo Ferrari.

di Federico Sandoli e Giulio Scaccia

Non è la prima volta che la cronaca nera assume sfumature rosso corsa, gia nel 1979 ci fu un tentativo di rapire la salma del figlio Dino.

I malviventi, dopo aver aperto la tomba, vennro disturbati e si dileguarono lasciando l’opera incompiuta e aizzando lo sdegno dell’opinione pubblica sul vile gesto. Non si saprà mai cosa fermò i ladri, c’ è chi ipotizza che le difficoltà nacquero dallo stato delle spoglie, e chi afferma che il tentativo di furto non era volto al corpo esamine, ma ad un candelabro d’oro che sarebbe stato inumato nelle bara e che stranamento all’apertura era assente.

Purtroppo gli episodi che hanno interessato la Ferrari non si fermano ai membri della famiglia del fondatore ma si estendono anche ai propri ingegneri.

Come non ricordare la dolorosa vicenda dell’ingegner Giancarlo Bussi, uno dei famosi componenti della troika che insieme a Forghieri e Salvarani e Caliri risollevarono le sorti in F1 del cavallino negl’anni 70 e che contribuirono alla progettazione del mitico Boxer 12 cilindri. L’anonima sequestri sarda fece il suo primo colpo sul povero ingegnere e tra l’altro anche coloro che hanno tentato di trafugare la salma del Drake sono legati a quegli ambienti.

La vicenda dolorosa avvenne probabilmente per errore, durante una vacanza di Bussi in Sardegna. Infatti da ricerche effettuate sembra che il povero Bussi venne sequestrato al posto del proprio cognato, un importante generale, nel silenzio totale dei media. Pensate cosa succederebbe ora se qualcuno rapisse Binotto: la stampa e la televisione tempesterebbe di notizie gli spettatori.

A quei tempi tutto passò in silenzio. I rapitori richiesero un riscatto che venne in parte pagato, col risultato che alle richieste di prove sulla salute dello sfortunato ingegnere nessuno rispose lasciando il sospetto che all’epoca del pagamento Bussi fosse già deceduto. Unica traccia rimasta di Bussi la sua Fiat 127 sulla quale era a bordo quando venne rapito.
Dopo diverse indagini vennero accusate due persone, tutt’ora in carcere, la cui colpevolezza e fortemente in dubbio.

La moglie Edda, animata da senso civico e pietà cristiana, è riuscita a perdonare i rapitori ed ha anche rinunciato al risarcimento da parte degli stessi, sicuramente grazie alla sua fede ed alla consapevolezza che quelle persone che tanto le hanno fatto del male saranno destinati ad essere maledette per l’eternità.

Anche questa pagina dolorosa è parte della storia della Ferrari e, mentre ci solleva che il macabro tentativo di sequestro della salma del Drake sia stato sventato, non smettiamo di applaudire la vedova Bussi quale esempio di civiltà e senso della giustizia non asservita alla vendetta personale.

Ferrari, una storia che va oltre la F1 e tocca la cronaca nera ed il costume.

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