F1 | 1980: il rosso Ferrari impallidisce

Continuiamo ad approfondire la stagione 1980. Per la Ferrari è un anno duro avaro di risultati. Nessuna vittoria e la scelta di virare verso il sovralimentato. Sarà l’abbondono del glorioso boxer 12 cilindri.

Il primo luglio 1979, la prima vittoria in Formula 1 di una Renault dotata di motore turbocompresso, fece nascere nella mente di Enzo Ferrari la voglia di abbandonare la classica architettura a 12 cilindri boxer per passare al v6 turbo. Fedele alla sua linea che avrebbe voluto un elemento nuovo nella macchina tutti i giorni, riunì i suoi collaboratori più stretti e cominciò a chiedere di progettare la nuova unità.
Mentre la Ferrari si concentrava nella progettazione del nuovo motore, la Foca, chiese di vietare l’utilizzo di questo tipo di motore, il cui utilizzo cominciava a penalizzare non poco le monoposto dotate di unità atmosferica. Indispettito Ferrari disse e scrisse che se fosse passata questa richeista la scuderia italiana si sarebbe ritirata immediatamente dalle competizioni. Controvoglia la Foca ritirò la proposta e, con un pressing del Drake, la Fisa ratificò che fino al 1982 nulla sarebbe cambiato in tema di motori.

Soddisfatto Ferrari sferzò i suoi per accellerare i preparativi del nuovo propulsore ma per il 1980 dovette accontentarsi di una versione aggiornata della T4 denominata T5.
A Fiorano, alla presentazione il campione del mondo in carica, Jody Schekter, venne ripreso a spingere la nuova monoposto quasi fosse a conoscenza che la macchina nuova non sarebbe andata neanche a pregarla.
Alla prima gara in Argentina si ruppero 5 motori, si saprà a fine stagione che la causa era da ricercare nella guarnizione della pompa dell acqua, senza destare però preoccupazioni nel campione del mondo e nella Ferrari. L’unico che rimase sconcertato dalla situazione fu Gilles Villeneuve.

Nonostante però i dubbi del canadese in pista Villeneuve diede spettacolo salendo fino al terzo posto per uscire di pista rovinosamente per la rottura della sospensione anteriore. Scheckter, forse vittima della parabola del campione, in pista fu quasi invisibile.
In Brasile, Gilles, l’unico a credere che la sua monoposto fosse ancora una macchina da corsa, fece una grande partenza, lasciando gran parte delle gomme sulla piazzola, ma dopo un giro in testa e un duello con Pironi si ritrovò via via in mezzo al gruppo per arrvare a ritirarsi. Di Scheckter nessuna notizia. Ferrari, capito la parabola intrapresa dal suo campione del mondo, diede ordine a Piccinini di tenere d’occhio Didier Pironi. Solo in Sud Africa Jody, ringalluzzito dall’aria di casa, fece qualche bel sorpasso risalendo fino alle posizioni da podio; azione inutile perché al 14 giro dovette ritirarsi con l ennesimo motore rotto.

A Maranello Ferrari schiumava di rabbia: macchina inesistente e campione del mondo disperso. A quel punto diede disposizioni di accellerare la realizzazione della macchina turbo per farla debuttare a Imola.
Tutta la stagione 1980 fu una lotta non contro gli avversari, ma contro una macchina non all’altezza. La monoposto del cavallino rampante sembrava un vecchio ronzino avviato alla pensione senza gloria ma i tempi per cambiare stavano maturando. Dal GP d’Austria anche se nascosto da un crittogramma, i giornalisti avevano capito che a sostituire Schekter sarebbe stato Pironi, tant’è vero che il francese si fece mettere lo stemma del cavallino sul volante della sua Ligier, provocando una stizzita reazione del patron Guy Ligier.
A Imola la Ferrari turbo debuttò facendo sperare, nelle prime prove la macchina fu sensibilmente più veloce ma per la gara il canadese e la Ferrari decisero di utilizzare la vecchia T5, sulla carta più affidabile.
Durante i primi giri di gara, dopo un portentoso attacco all’Alfa di Giacomelli, una foratura lo fece andare a sbattere contro il muro, distruggendo la Ferrari e rimbalzando in pista evitato per miracolo da tutti gli altri concorrenti. Il canadese uscì illeso dando l’idea di essere quasi immortale.

La stagione rossa si concluse con un bilancio in rosso: in Canada la Ferrari di Schekter mancò la qualificazione mentre Gilles si classificò al terz’ultimo posto rimontando in gara fino al quinto posto.
Al Glen, la neonata Alfa, che grazie all’intervento di Ferrari, evitò la tagliola delle prequalifiche rimarcando la storicità del marchio, partì in pole position surclassando le macchine modenesi, anche in quell’occasione ritirate.
Alla presentazione del libro Ferrari 80 il Drake, con la sua solita verve, fece passare al solto in second’ordine la stagione scadente. Puntando il dito contro i giornalisti troppo critici e dando a tutti l’appuntamento alla presentazione della nuova Ferrari turbo con la quale si vivranno giorni esaltanti e giorni disperati.