F1 | Ferrari 126 C2: bella, veloce e dannata

Per le successive tre gare la Ferrari iscrisse la sola vettura numero 28, in attesa che il sostituto di Gilles, Patrick Tambay, avesse acquisito la necessaria dimestichezza con la vettura.

Durante le prove del Gran Premio di Monaco il circus scoprì che la Ferrari da alcune corse non solo non aveva più rotto un motore ma, grazie alla collaborazione con l’AGIP, mise a punto un sistema col quale miscelava una piccola quantità d’acqua alla benzina abbassando di fatto la temperatura d’esercizio delle camere di scoppio, incrementando  la potenza e diminuendo i consumi.

Grazie a questo escamotage, chiamato Emulsystem, e a qualche piccolo intervento sulla sospensione posteriore Pironi a Monaco sfiorò il successo, classificandosi secondo per essere rimasto a secco a pochi km dall’arrivo in un rocambolesco gran premio dove Patrese non si accorse di aver vinto.

La Ferrari 126 C2 era ormai una realtà e il reparto corse mai domo decise di far debuttare per il successivo  Gran Premio di Detroit una nuova sospensione anteriore a tiranti volta a migliorare l’aerodinamica e la tenuta in inserimento in curva.

Pironi, ormai lanciato alla conquista del titolo, si classificò terzo in America e in Canada sorprese tutti con una pole position ottenuta con un tempo imbattibile. In casa di Gilles il francese sembrava tendere la mano al fantasma del canadese che la rifiutò, facendogli fermare il motore alla partenza e rendendolo protagonista, suo malgrado, dell’incidente mortale di Riccardo Paletti, che alla sua prima partenza non si accorse della Ferrari ferma e andò a rovinargli addosso morendo sul colpo.

Ancora sotto shock per gli eventi canadesi, la Ferrari si risollevò in Olanda dove Pironi superò all’interno della curva Tarzan un esterrefatto Prost e andò a vincere d’autorità. Fu secondo in Gran Bretagna e terzo in Francia. Ormai saldo in testa alla classifica piloti e la Ferrari prima in quella dei costruttori, il francese si dimostrò particolarmente irritato da alcuni commenti dopo il Gran Premio di Francia che lo dipingevano come il ragioniere della vittoria, accusandolo di amministrare la stagione col piglio del miglior Lauda ma senza le zampate dell’austriaco volte a conquistare quando possibile il gradino più alto del podio.

In Germania il francese si presenta più’ agguerrito che mai. Al venerdì conquistò  la pole position e al sabato sotto il diluvio, in un’ inutile sessione di prove volta a testare i pneumatici da bagnato, andò a scontrarsi con la Renault di Prost, invisibile dietro il muro d’acqua sollevato dai suoi pneumatici, distruggendo la macchina e rischiando l’amputazione delle gambe.

Tambay, sostituito di Gilles e scudiero del francese, s’impose in modo rocambolesco diventando anche lui un serio candidato al titolo finale.  Per l’ennesima volta la Ferrari dovette iscrivere una sola macchina e solo la sfortuna sotto forma di pneumatico forato in Austria e un attacco di cervicale mal curato in Francia, proibì a Tambay d’inserirsi nelle posizioni di testa della classifica piloti.