F1 | Ayrton Senna, le origini della Leggenda

Ayrton Senna entra nel mondo dell’automobilismo in una terra climaticamente opposta a quella del suo amato Brasile: l’Inghilterra. Il paulista, di natura timida fuori dalla pista, sbarca a Londra appena ventunenne, per nulla scoraggiato dalla grande sfida che gli si profila all’orizzonte. Sin dai primi giri, il costruttore Ralph Firman si accorge di avere di fronte una di quelle comete che passano ogni cento anni. Dall’atterraggio in Inghilterra, al primo test in monoposto, per passare ai rivali sudamericani Mansilla e Toledano, al matrimonio con Lilian ed al campionato di Formula Ford 1600, i primi segnali della nascita dell’unico e inimitabile campeão.

Di Alessandro Bucci

Ci sono passi che sembrano scolpiti sulla sabbia dall’alto. Tracciano un sentiero e tu, guidato come da una luce interiore, li ricalchi. Nel caso di Ayrton, magari con quel sentimento misto alla nostalgia ed alla malinconia. La saudade, appunto, quel termine derivante dalla cultura lusitana che tanto ben descrive il pilota di San Paolo. Nel 1980, aiutato economicamente dal papà Milton, Ayrton decide, spinto da quelli che lui definirà “segnali”, di cimentarsi con le monoposto, avendo come obiettivo la Formula Ford. La “Perfida Albione”, culla del Motorosport, spalancherà di fatto le porte al brasiliano nel mondo delle corse automobilistiche. Che ne sarebbe stato, di Beco, se fosse rimasto in Sud America? Probabilmente qualcuno lo avrebbe ricordato, riportando i suoi numeri in qualche libro sperduto di statistiche, citandolo come un pluricampione di kart. E invece, il brasiliano, segue quelle orme scolpite sulla sabbia e sbarca pallido e serioso dall’aereo che lo ha trasportato dalla calorosa San Paolo alla fredda e piovosa Londra.

L’atterraggio in Inghilterra e i primi contatti a Norwich

Il primo impatto di Senna con l’Inghilterra è quasi uno shock. Ayrton non digerisce il cibo londinese e mal sopporta la pioggia, quel fenomeno naturale che in futuro diventerà uno dei suoi maggiori alleati, nelle memorabili imprese in pista. Raggiunge Norwich per incontrare il team con cui muoverà i primi passi, in quella cittadina dell’East Anglia situata a 255 chilometri più a Nord. Il paulista è disorientato dalle case a schiera, dai complessi industriali e dalle vecchie fabbriche dei sobborghi. Uno scenario simile a quello in cui, i Black Sabbath, poco più che un decennio prima, erano andati a nozze per partorire la loro folle ed al contempo geniale musica, ma non certo un panorama in grado di far sentire a casa “Magic”.

Nonostante il Brasile gli mancasse già molto sin dalle prime ore, Ayrton non si sentiva scoraggiato e questo aspetto lo interpretò come un buon segno. Accompagnato dal pilota Chico Serra, raggiunge finalmente la fabbrica, sua prima meta. Dall’altro lato della strada principale è situato il circuito di Snetterton, nella contea di Norfolk.
La pista nacque come un aeroporto militare (RAF Snetterton Heath) per le operazioni militari della Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale e fu attivo tra il maggio 1943 ed il novembre 1946.

Ad attendere Senna, sul tracciato inglese, c’è Ralph Firman (proprio il padre dell’omonimo figlio, attivo in Formula 1 nel 2003 con il team Jordan), proprietario del team Van Diemen, scuderia con la quale il brasiliano si è precedentemente accordato per un lungo periodo di prova. Chico Serra, pilota paulista della Scuderia Fittipaldi, li segue e traduce le parole del giovane Ayrton. Il brasiliano, forse un po’ intimidito dalla nuova realtà, si rivela già feroce e molto determinato in termini competitivi. In un pranzo di lavoro, dove spesso si decidono gli affari importanti, Firman propone trenta giorni di test a Beco che, sicuro di sé, rilancia a cinquanta. Il costruttore britannico non crede alle sue fosche pupille, ma alla fine trova un accordo con il ragazzino di San Paolo e gli affida la prima monoposto della sua vita. Il passaggio dal kart alle vetture non spaventa il giovane Senna, sicuro di poter fare la differenza. Bastano pochi giri per impressionare gli addetti ai lavori, con Firman che, rivolgendosi ai suoi meccanici, non fa altro che dire: “Ne sei testimone”. Già, di una capacità di adattamento sorprendente, mai vista dai signori del team inglese. Passare così, dal kart, a quelle vetture prive di appendici aerodinamiche e scivolare così tra le curve, no, non è da tutti. Angelo Parrilla, l’uomo che ha portato Beco a correre in Italia nel suo team, non avrebbe avuto alcun dubbio. Nel ventennale dalla scomparsa di Ayrton, il figlio di Giovanni dirà: “Senna, un fenomeno già al debutto in kart”.