F1 2016: la top 10 della stagione

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Posizione 6: il varano di Singapore nelle PL3. Il campionario di invasori di pista in F1 è davvero vasto e in costante aggiornamento. Però un lucertolone, nell’arco di oltre sessantacinque stagioni, non lo si era ancora visto. O per meglio dire, documentato. L’anno prima sul tracciato di Marina Bay era toccato ad uno spaesato spettatore, probabilmente annoiatosi sulle gradinate per una gara che, in effetti, non stava offrendo granché. I maligni potrebbero affermare, invece, che era rimasto sconvolto dal “ritorno” Ferrari e che in un impeto di euforia, volesse abbracciare Vettel. In compenso, quest’anno, dopo il varano, abbiamo avuto un bel commissario di pista dentro curva 1 con il gruppo di macchine senza briglie dopo il rientro della Safety Car. Fortunatamente tutto si è risolto con un grande spavento, e con un nuovo record di velocità segnato dal Marshall che farebbe impallidire Usain Bolt.

Posizione 7: i meccanici “speedy gonzales” della Williams. Un tempo conosciuto come il team avente i ragazzi dei box più imbranati del lotto tra le scuderie di vertice, la squadra di Sir Frank ha fatto un enorme passo avanti in questo 2016 totalizzando la bellezza di quattordici pit-stop record su ventuno appuntamenti stagionali. Vedremo il prossimo anno come se la caveranno i ragazzi del team di Grove con i gommoni Pirelli stile anni ’80.

Posizione 8: la marca di vini bevuta dai giudici di gara in questa stagione F1. Perché ragazzi, davvero, ne abbiamo viste di cotte e di crude sin dagli albori del Mondiale. Penalità inesistenti a Nico Rosberg (addirittura quella legata all’uso improprio della radio, che resterà di fatto un unicum -per fortuna nostra e del circus-), piloti mandati sul podio, premiati e poi beffati davanti al mondo intero (citofonare Vettel e Scuderia Ferrari in Messico). Siamo tutti d’accordo nel dire che quest’anno i commissari FIA non ne hanno azzeccata una, o per meglio dire, molte delle scelte che hanno operato sono risultate talmente impopolari da fare finalmente indignare gli spettatori di uno sport che ormai sembra andare in scena più che altro per sé stesso.

Posizione 9: la penultima piazza è occupata a pari merito dai due ragazzi ‘terribili’ che rispondono ai nomi di Daniil Kvyat ed Esteban Gutierrez. Perché mai, vi starete chiedendo? Il motivo è semplice: il russo ha collezionato ben otto penalità per azioni scorrette o improprie, una in meno il rampollo messicano ex Sauber. Kvyat merita anche una “menzione d’onore” in questo infausto contesto per aver fatto infuriare l’invidioso Vettel a Shanghai in seguito ad una mossa ardita, salvo poi averlo preso a padellate a Sochi, ricevendo come premio un bel calcio nel sedere da Helmut Marko & company. Tornando al messicano, a lui va il premio “al posto sbagliato nel momento sbagliato”, in virtù del fatto che oltre ad aver attentato alla vita di Alonso (si scherza, ovviamente), si è preso anche un fiume di accidenti dai piloti concorrenti durante i giri di lancio nel corso dei GP stagionali.

Posizione 10: il circuito di Azerbaijan. Sarò impazzito, ma il tracciato cittadino che ha ospitato il Gran Premio d’Europa a Baku mi è piaciuto parecchio. Vuoi per lo scenario “un po’ retro”, vuoi per le condizioni di sicurezza non proprio idilliache (“cultura del rischio please, no safety first” per citare Mario Donnini), vuoi perché ha offerto una gara un po’ vecchio stile con abbastanza tattica e poche azioni, ma buone. Non dimentichiamo, inoltre, che è stato uno dei pochi circuiti ad aver messo davvero in difficoltà Lewis Hamilton, incidentatosi due volte ed autore di un’opera d’arte moderna / astratta realizzata a suon di mazzate e calci nel suo motorhome.