Piloti plurititolati che mandano a quel paese giovani colleghi a bordo di vetture scarsamente competitive nelle fasi di doppiaggio. Urla via radio, stress ai massimi livelli, poco rispetto generale tra driver. E pensare che un tempo, la bandiera blu, veniva esposta solamente in casi estremi.
Di Alessandro Bucci
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In questa sede non si vuole puntare eccessivamente il dito contro i grandi campioni che si ritrovano in situazioni complesse come quella di Sebastian Vettel. Ovvero dove un pilota, quello con più titoli tra gli attuali iscritti al Mondiale, chiamato a Maranello per rinverdire i fasti che furono deve invece fare i conti con una vettura neanche lontanamente in grado di contrastare le imprendibili Mercedes. Dopo due anni trascorsi con solamente tre vittorie nel carniere (tutte ottenute nel 2015), una delle quali agevolata da una débâcle Mercedes al muretto in Malesia, è normale che “Seb” inizi a manifestare i primi veri segnali di malcontento, specie se il reparto strategie opta sovente per scelte francamente discutibili.
Quello che qui si vuole affrontare è piuttosto l’annosa questione legata all’esposizione della bandiera blu, che finisce per categorizzare i piloti doppiati come ostacoli che devono farsi da parte, mentre nemmeno troppo lontano nel tempo, ovvero alla fine degli anni ’80, le suddette bandierine venivano sventolate solamente in casi vistosi di rallentamento da parte di un concorrente doppiato nei confronti dei piloti a pieni giri. I meno “giovani” ricorderanno senz’altro Ayrton Senna dribblare doppiati come birilli, dovendo operare sorpassi in piena regola e non aveva importanza se il Roberto Moreno di turno (scusate il francesismo) aveva uno o due giri di svantaggio sul mago brasiliano.
Nella F1 moderna invece abbiamo spesso assistito a sventolamenti anche inopportuni, come nel caso di piloti che guidano per vetture di fondo gruppo ma che, doppiati, di fatto non erano.
Ma torniamo al quattro volte Campione del Mondo, Sebastian Vettel. Chi vi scrive è convinto che la stagione 2014 non faccia testo e sono solo relativamente convinto che l’asso tedesco vada nel panico quando la monoposto non è un missile disegnato da Adrian Newey, tesi sostenuta da diversi addetti ai lavori.
Credo, piuttosto, che Vettel stia palesando i suoi limiti caratteriali, prima ancora che di pilota. Perché se è vero che “Seb” non è mai stato abilissimo a disfarsi dei doppiati, è altrettanto vero che alcuni suoi colleghi, anche pilotando macchine non all’altezza della Mercedes, dimostrano capacità superiore nel superare i “lenti” rispetto a lui. Non possiamo non considerare che i doppiati sono letteralmente costretti a farsi da parte finendo con il penalizzare la loro gara, che non andrebbe considerata “inferiore” o di serie B rispetto a quella del battistrada e dei piloti che lo seguono.
Credo sarebbe opportuno riportare la bandiera blu al suo precedente significato, ovvero esponendola solamente in casi di blocco vistoso nei confronti del piloti a pieni giri. In questo modo, oltre a dare più risalto e dignità alla corsa di chi non è a pieni giri, ma magari sta lottando per un decimo posto che vale oro per il suo team, garantirebbe anche maggior (vero) spettacolo in pista.
Ricorderete, ad esempio, quando Lewis Hamilton decise di sdoppiarsi da Sebastian Vettel in occasione del GP di Germania 2012. L’anglocaraibico era in diciottesima posizione, ma essendo più veloce del tedesco, lo sorpassò senza complimenti, facendo partire uno scrosciante applauso degli appassionati “vecchio stampo”.
Come si suol dire, “molto saggio l’uomo che sa fare marcia indietro”. La FIA, questo, sembra davvero non riuscire o non volerlo capire.