F1 | “Ferrari Rex”, intervista all’autore Luca Dal Monte

Definita a più riprese come l’opera definitiva dedicata al “Drake”, “Ferrari Rex” è frutto di un lungo e minuzioso lavoro di ricerca del noto scrittore Luca Dal Monte, autore che ha dedicato parte della sua vita alla Rossa di Maranello. Lo abbiamo raggiunto al Modena Motor Gallery per assistere alla presentazione dell’opera e conversare con lui su di essa.

Di Alessandro Bucci

Molti di voi si ricorderanno di Luca Dal Monte per opere quali “La Rossa e le Altre”, “La scuderia”, “Il Tedesco Volante e la Leggenda Ferrari”, “Maserati un secolo di storia” e “La Rossa dei record”. Giornalista oltre che autore, Dal Monte, nato a Cremona nel 1963, vede i suoi esordi professionali nella città natale, avendo come riferimento il giornalista cremonese Gino Rancati. Le competenze acquisite nel tempo consentiranno a Dal Monte l’ingresso in Peugeot Italia dove rimarrà per quattro anni, passando poi in Toyota e successivamente alla Pirelli. Negli Stati Uniti, dove completerà la sua formazione, Dal Monte ricoprirà l’incarico di responsabile della comunicazione per Ferrari e Maserati.

“Ferrari Rex”, opera monumentale sia per quanto concerne i contenuti, sia per quanto riguarda le dimensioni del libro, ha richiesto otto anni di ricerca e cinque per la stesura. Ferrarista fino al midollo ed in seno a Maranello per quattro anni, Dal Monte in “Ferrari Rex” racconta la storia dell’uomo più famoso d’Italia e della scuderia omonima, fornendo in oltre mille pagine angoli e particolari inediti al lettore. Durante la lettura del gigantesco libro, edito in collaborazione da Giunti e Giorgio Nada Editore, si rimane letteralmente magnetizzati dalle testimonianze riportate, riuscendo quasi ad entrare in una dimensione che è stata mache è ancora così viva nel presente.
In oltre 1100 pagine, Dal Monte tratteggia i personaggi chiave nella vita di Enzo Ferrari, oltre che rivivere storie ai più sconosciute sul “Drake”, il tutto corredato da splendide immagini d’epoca.

Da dove parte l’idea di realizzare un libro così approfondito su Enzo Ferrari?

Ho iniziato a pensare a (quello che sarebbe diventato) Ferrari Rex nel 1993 ma sono entrato in Ferrari nel 2001. Nel ’93 avevo abbastanza familiarità col giornalista cremonese Gino Rancati per proporgli di scrivere un libro insieme su Enzo Ferrari ma all’epoca ero ancora in Peugeot Italia. Pensavo di unire un uomo di esperienza con un ragazzo più giovane (com’ero io all’epoca), in modo da fare tutte le ricerche secondo me necessarie per andare un po’ oltre la superficie di quello che era l’uomo Ferrari, già stata raccontata da tanti autori che si sono succeduti. Il progetto purtroppo decadde perchè Rancati spirò molto presto. Dal momento in cui sono arrivato in Ferrari, ho pensato che si potessero raggiungere tanti personaggi, come Phil Hill che, grazie al mio lavoro, potevano diffondere testimonianze interessanti.

Anche se, inizialmente, con gli intervistati non andavo molto oltre ciò che avevo già letto, anche se le conferme erano importanti. Il mio vantaggio era quello di stare a Modena e poter contattare diversi personaggi come Franco Gozzi, Carlo Benzi, Dino Tagliazucchi, potendo vederli su base quotidiana ed andando così oltre quelli che sono i normali temi conosciuti su Ferrari. Tutti noi siamo scostanti, antipatici ma non siamo solo questo.

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Ho notato una cura quasi maniacale nel riportare le fonti, concorda?

Ci sono 2500 note a piè di pagina, che ho voluto fortemente, perchè ho piacere che il lettore si renda conto dove ho rilevato le notizie, che possono essere colloqui con personaggi, quotidiani e riviste.

Nonostante ad Enzo Ferrari ne siano capitate di tutti i colori, non si è mai perso d’animo. E’ d’accordo?

Sì. Il suo grande ottimismo lo ha sempre caratterizzato, sin dalla morte inaspettata del padre, che avvenne quando lui non aveva ancora 18 anni. Una vita segnata dalla morte di Dino e dai problemi di salute di sua moglie. Basti pensare che, nel 1922, quando la moglie era ammalata e in alcune gare le cose non stavano andando granchè bene (in generale le cose stavano andando storte), lui diceva: “Perlomeno la salute va bene”. Aveva sempre la battuta pronta e cercava costantemente il bandolo della matassa per andare avanti. Straordinario.

Quale pilota Enzo Ferrari ha stimato di più e quale di meno nell’arco della sua incredibile storia?

Quello che ha stimato di più senza amarlo penso sia stato Niki Lauda. Enzo Ferrari era quasi sicuro che l’austriaco stesse giocando al rialzo ma non si aspettava che andasse via veramente al termine del 1977. Impiegò molto tempo a metabolizzare quello che per lui fu un tradimento. Uno dei piloti che il “Drake” ha amato di più è stato Peter Collins, un legame nato dalla generosità dimostrata dall’inglese. Collins fu molto vicino a Dino durante la sua malattia e questo colpì molto il “Drake”. Il pilota con cui ha legato di meno invece è stato Juan Manuel Fangio.

img_6342Sono rimasto colpito dal fatto che, nell’epoca dei 144 caratteri, sia emersa un’opera monumentale come “Ferrari Rex”. Si pone un po’ in contrapposizione con la tendenza che c’è al giorno d’oggi. Questo, secondo lei, in che modo può incidere dal punto di vista di chi legge?

Sono partito dal presupposto che, se volevo scrivere di Enzo Ferrari come avevo in mente, dovevo scrivere tanto, dovevo fare precedentemente delle ricerche e tradurle in parole. Il libro è molto lungo e quindi devo ringraziare Giunti e Giorgio Nada, i miei due editori, perché anche per loro non è una cosa semplice stampare un libro con la stessa carta che normalmente si utilizza per stamparne quattro. Inoltre non puoi chiaramente venderlo a quattro volte il prezzo di un libro normale, quindi gli editori hanno fatto un grosso sforzo. In un periodo dove andiamo tutti di corsa, dove ci sono limiti, sono sempre più necessari momenti di introspezione, nei quali le persone vogliono leggere per conto proprio. Non è un caso che, al di là del discorso della lettura digitale, del kindle, il libro sia rimasto. Questo formato probabilmente resiste di più rispetto al quotidiano o alla rivista, perchè ti permette di entrare in una dimensione diversa. Sulla mia pagina Facebook ci sono molte persone che commentano e FB è la somma di tutto ciò che è digitale e comunicazione veloce di oggi, però c’è tanta gente che si è appassionata a questo libro ed a Ferrari, naturalmente.

E’ un mito il fatto che Gilles Villeneuve fosse il pilota favorito dal Drake? Che cosa emerge circa questo punto dall’opera Ferrari Rex?

Dal mio libro emerge che, Enzio Ferrari, ad amare Gilles Villeneuve ci arrivò per gradi. Quando ingaggiò il canadese lo fece per ripicca verso Niki Lauda. Non dico che Ferrari prese il primo che gli capitò a tiro, perché  come sempre il “Drake” si documentava ma una decina di giorni dopo l’ingaggio si domandava il motivo che lo avesse spinto a firmare Gilles. Ferrari ci mise tutto il 1978 per maturare l’idea che Villeneuve fosse un pilota sul quale puntare. Nell’estate di quell’anno Enzo Ferrari non era ancora del tutto convinto della maturazione di Gilles e lo voleva cedere a Walter Wolff, scambiandolo con Scheckter. Tuttavia nel frattempo era partito Carlos Reutemann, stufo della Ferrari, perchè quando non si vinceva l’ambiente non era tenero, quindi l’argentino voleva andare alla Lotus, Campione del Mondo di fatto in pectore. Così, suo malgrado, ad Enzo Ferrari toccò tenersi Villeneuve e, a questo punto, i giochi erano fatti: invece che avere la coppia Reutemann e Scheckter, il “Drake” si ritrovò Gilles Villeneuve e il sud africano. Una coppia poi entrata nella leggenda per tutti noi appassionati ma anche per Ferrari. Quando tra il GP di Montecarlo e Zolder Scheckter vinse andando in testa al mondiale, Villeneuve gli coprì le spalle, ricoprendo quasi il ruolo di “guarda sigilli”. Fu quello il momento in cui Ferrari scoprì che non solo il pilota che aveva ingaggiato stava affinando le sue doti velocistiche mache era anche un gran personaggio e così iniziò ad innamorarsene.

Sono i tempi che non permettono più il nascere di figure come Enzo Ferrari o Gian Paolo Dallara, oppure semplicemente di quello spessore non sono più emerse figure di rilievo?

Senz’altro i tempi formano le persone, Enzo Ferrari ci ha messo molto del suo. Mi ricorda tanto Charles de Gaulle da un certo punto di vista, perché è stato il primo a credere in sè stesso. Quando de Gaulle scappò per salvarsi a Londra dopo l’invasione tedesca e poi disse: “Io sono la Francia”. Non gliel’aveva detto nessuno, è lui che diventa de Gaulle, un po’ come Enzo Ferrari diventò Enzo Ferrari.

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