La Ferrari, la scuderia più prestigiosa della Formula 1, ha sempre vissuto periodo di crisi e anzi, gran parte del successo e del prestigio derivano dalla sua capacita di saper reagire alle inferiorità tecniche fino a diventare un punto di riferimento per tutto il circus.
L’attuale crisi tecnica della Rossa di Maranello risale al 2008, ultimo anno in cui la Ferrari vinse il titolo costruttori e mancò quello piloti per un punto. Già in quell’anno lo spettro della crisi si stava prospettando e si manifesterà in errori che alla fine pregiudicarono la vittoria finale nel mondiale piloti.
Un altro aspetto che ha contribuito a far nascere i presupposti della crisi fu la scellerata approvazione della messa al bando dei test tra una corsa e l’altra, obbligando la scuderia a rinunciare a un innegabile vantaggio dovuto ai due circuiti d proprietà dove la macchina veniva sviluppata sotto il profilo aereodinanico e strutturale.
I due titoli persi all ultima gara nel 2010 e nel 2012 non devono fare illudere: fu una combinazione di eventi positivi uniti alla bravura di Alonso.
Stufo di una Ferrari perdente e forse volendo mettere le mani sul gioiello di casa FIAT, Marchionne ha decapitato i vertici del cavallino per instaurasi al comando e dettare una linea di condotta nuova.
Nel 2015 i risultati incoraggianti hanno attenuato il senso d confusione che si stava creando, situazione che è esplosa poi nel 2016 quando a proclami d vittoria la pista ha risposto in modo impietoso, relegando la Ferrari non già a sfidante della Mercedes, ma a episodica protagonista, con errori e limiti che hanno lasciato l’amaro in bocca per le occasioni perse più che per alimentare speranze per quelle future
Il week end monzese ha messo in evidenza una scuderia in balia della Mercedes, senza quella preparazione che Ferrari voleva essere maniacale in occasione dell’appuntamento piu’ importante.
I gettoni spesi sono sembrati un contentino al presidente e al pubblico piuttosto che un esigenza effettiva. A Monza la potenza almeno sulla carta era pari ai motori Mercedes ma mancava coppia e chi era alla prima variante lo poteva constatare.
Il presidente ha ammesso che la stagione si sta rivelando un fallimento e ha individuato in Allison uno dei responsabili. Di sicuro l’assenza per le note vicende familiari hanno messo in evidenza di una vera squadra pronta a reagire in assenza del leader, ma sopratutto Team Principal e presidente non si erano accorti d questo problema in seno alla squadra.
Correre ai ripari nominando Binotto e stata più una scommessa che una scelta, ed il risultato sfiorato a Spa ed il podio di Monza devono vedersi più come un adattamento della vettura ai tracciati che il frutto di un rivoluzione.
E ora? Il presidente parla del 2017 con toni ottimistici ma in Formula 1 si vince anticipando gli eventi non copiando male a posteriori. Marchionne avrà la capacità d individuare l’area da sviluppare in contrapposizione a Renault e Mercedes visto che il suo gruppo Fiat e l’unico che non sta sviluppando un tecnologia ibrida che fatalmente lo penalizzerà nel mercato mondiale?
E soprattutto: se il 2017 sarà anonimo per la Ferrari, egli avrà il coraggio d farsi da parte?