Gian Carlo Minardi, una vita per lo sport

In occasione della “Festa dello sport”, tenutasi in piazza del Popolo a Faenza il 10 settembre 2016, abbiamo incontrato Gian Carlo Minardi, fresco vincitore dell’ambito premio “Una vita per lo sport”. Dall’intervista è uscita una piacevole chiacchierata anche sulla F1 e sui temi caldi del momento.

di Alessandro Bucci

 

“Una vita per lo sport” è un riconoscimento istituito nel 1990 per premiare quei personaggi e dirigenti faentini particolarmente distintisi per impegno e passione in ambito sportivo. Naturale che questo trofeo finisse prima o poi nelle mani di Gian Carlo Minardi, ex team principal dell’omonima scuderia di F1 e cittadino che ha dato e continua a dare tanto alla sua amata Faenza.

Una vita per lo sport: si potrebbe dire che il titolo del premio sia sinonimo di “Gian Carlo Minardi”! Che effetto ti fa ricevere questo simbolico riconoscimento per la comunità manfreda?

“Si tratta di una gratificazione importante che ricevo dalla mia città, della quale sono innamorato. Per Faenza ho fatto cose che sentivo ardentemente perché voglio e volevo bene al mio paese. Tanti anni fa, all’inizio della mia carriera, ho ricevuto il premio “Faentino sotto la torre”, un riconoscimento importante per Faenza. Quello che ho ritirato oggi è un trofeo che va a coronare un po’ tutti i valori dello sport che ho seguito in questa città”.

 

Per Gian Carlo Minardi e l’ex scuderia di F1 il 2016 sino ad ora è stato fantastico, considerando che oltre al premio che hai ritirato oggi avete realizzato anche il “Minardi Day” ad Imola, una soddisfazione eccezionale per una manifestazione che ha raccolto grande affetto da parte di appassionati ed addetti ai lavori provenienti da varie parti del mondo…

img_6265“Lo sport è un ambiente molto cinico, perché solitamente quando esci da esso sei “morto”. Il “Minardi Day” e l’affetto che ho ricevuto a Monza lo scorso week-end mi hanno invece sorpreso. Certo ci sono rare eccezioni ma normalmente per rimanere nella mente delle persone e nella storia devi anche morire mentre fai il tuo sport, perché se trapassi da normale cittadino non ti ricorda nessuno. L’affetto che ho ricevuto ad Imola, il riscontro che ho avuto a Monza nel week-end della scorsa settimana da parte di gente che voleva fare i selfie con me o prendere un autografo mi ha sorpreso sinceramente molto. Io in realtà non sono un vincente, sono uno sportivo che ha sempre dato il massimo, che ha lottato contro dei colossi, non ho lasciato dei segni tangibili attraverso vittorie come hanno fatto team quali Williams, Ferrari, McLaren o Red Bull recentemente. Credo di poter dire che sono riuscito piuttosto a lasciare qualcosa di “umano” e questo mi onora ancora di più del lavoro e dei sacrifici che ho fatto dal lato tecnico con i piloti o con gli ingegneri ma anche ciò che ho svolto con i calciatori che ho scoperto o in altri sport come la lotta. Indubbiamente chi ha lavorato con me ha raccolto dei valori umani importantissimi, che continuano a trasmettersi e questo per me è motivo di orgoglio e soddisfazione”.


Liberty Media, colosso statunitense della comunicazione fondato 25 anni fa dal magnate John Malone è il nuovo proprietario della Formula 1. Come pensi che potrà aiutare la massima serie a riacquistare credibilità?

malone“Credo che la Formula 1 andrà nelle mani di un gruppo esperto nel campo dei media, una vera e propria manna per la categoria. Indubbiamente si chiude un’epoca importante, perché Bernie Ecclestone ha fatto non tanto, di più, per la F1. E’ chiaro che tutti noi stiamo invecchiando, lui fra un mese compirà 86 anni e, pur essendo in grande forma, inizia a pensare alla sua uscita di scena. Ecclestone rimane indubbiamente il patron di questo spettacolo ma inizia a ragionare in altri termini. Sostituire Bernie non sarà facile, lui ha dato la disponibilità a rimanere come direttore esecutivo e io gli auguro che la salute lo aiuti ad affiancare coloro che nei prossimi tre anni prenderanno in mano questo lavoro. Indubbiamente siamo davanti ad un cambiamento epocale, come è avvenuto tre anni fa per la power-unit nel campo dei motori. Non dimentichiamo che fra tre anni scadranno il Concorde Agreement e tanti contratti di Tv e di GP, quindi siamo davanti ad un cambiamento che auspichiamo possa essere positivo. Morto un papa, se ne fa un altro”.

Mattia Binotto, nominato Chief Technical Officer della Scuderia Ferrari, si occuperà del coordinamento tra le varie sezioni di Maranello. Come giudichi questa mossa del Cavallino Rampante?

 

160051_mattia-binotto“Premesso che Binotto non ha dinanzi a sé un compito facile, credo molto in lui, per diversi motivi: prima di tutto perché è nato e cresciuto in Ferrari, secondo perché parla italiano ed ha avuto due grandi maestri: Ross Brawn e Pino D’Agostino. Non dimentichiamo, inoltre, che Binotto è di estrazione motoristica, pur non essendo un progettista. Facendo una similitudine, io non sono mai stato un tecnico, bensì un ragioniere e quando facevo dei colloqui (e poche volte ho sbagliato) ero affascinato nell’assumere chi veniva dal mondo motoristico. Coloro che sapevano revisionare motore e cambio, ad esempio. Questo perché le suddette figure, oltre alla capacità lavorativa, possedevano anche l’inventiva necessaria ad un’organizzazione efficace. Quello che manca in Ferrari oggi è l’organizzazione, non gli uomini. Questi ultimi vanno valorizzati e bisognerebbe dar loro anche il potere in mano per poter dimostrare quello che valgono. E’ chiaro che si tratta di una strada lunga e mi auguro che a Binotto vengano date tutte le possibilità per lavorare con serenità e tranquillità, non dovendo necessariamente fornire un risultato nell’immediato, cosa impossibile nel Motorsport, in particolare nella F1″.