Ieri a Monza si è celebrato l’incontro e l’accordo tra Bernie Ecclestone, Jean Todt, Angelo Sticchi Damiani e Roberto Maroni. Assente Renzi. Ma non c’è la firma. Cerchiamo di capire meglio la situazione.
di Giulio Scaccia
A detta di tutti i media, o quasi, Monza avrà il suo Gran Premio per altri tre anni. E sopratuttto l’Italia avrà il suo Gran Premio. Bernie Ecclestone, però, non ha voluto apporre la sua firma, rinviando questo atto formale ad un incontro che avverrà a Londra.
Quali sono i motivi? Ieri Sticchi Damiani ha parlato di una questione di giurisdizione, ma un primo dubbio è che dietro ci sia l’attesa per la pronuncia di merito del TAR e quindi la possibilità che si sottoscriva un accordo con un vizio che lo renderebbe nullo o impugnabile. Altra opzione è quella, più morbida, che un accordo firmato in Italia non avrebbe validità giuridica in Inghilterra, ma questa ci sembra molto debole come motivazione.
Ma c’è dell’altro. Come riportato anche questa mattina da Antonio Boselli di Sky, l’accordo è definito, come da noi già riportato, per un impegno triennale, e quindi fino al 2019, con una spesa complessiva di 68 milioni di euro; il nodo dell’accordo che ha fatto posticipare la firma, riguarda il controllo della hospitality durante i giorni del Gran Premio. Da lunedì gli avvocati si incontreranno di nuovo a Londra. Sempre secondo Sky, non è la posizione e le richieste di Imola ad aver fatto slittare la firma.
Quindi dietro la mancata firma, motivi economici. Alla fine l’Italia quasi sicuramente avrà il suo Gran Premio.
Ed Imola? Oltre all’attesa sul giudizio di merito del TAR e le successive possibili azioni, c’è da chiedersi che cosa succederà del pre-accordo firmato con la FOM per organizzare il Gran Premio d’Italia. Ricordiamo tra l’altro che Imola aveva proposto un accordo di 5 anni, al contrario dei 3 di Monza, con una spesa per i contribuenti meno gravosa di quella proposta dall’ACI.