Henry Morrogh raccontaci di una rivalità: Ferruccio Lamborghini/Enzo Ferrari
Lamborghini faceva il vino vicino a Magione. Sul lago Trasimeno. Lui parlava a ruota libera dei rapporti con Ferrari. Lui mi raccontava della lite tra lui e Ferrari. Mentre lui saliva le scale, il vecchio Ferrari, sempre elegantssimo, si rivolse a Lamborghini, ricoperto di fango, che costruiva trattori. Ferrari si alzò e gli disse: “Lamborghini le dò un bel consiglio, lei si dedichi ai suoi trattori e io mi dedico alle mie macchine. Arrivederci”. Lamborghini disse: “Da ora farò macchine più belle delle sue”. Ed era vero. Le Lamborghini erano anni luce davanti alle Ferrari, come sospensioni e tecnologia. Due personaggi diversi ma davvero in gamba. Ma ne ho conosciuti tanti: Colin Chapman, John Cooper, Guy Ligier. Con Ligier eravamo molto legati.
E’ vero che Chapman era poco attento alla sicurezza dei piloti ?
Chi fabbricava auto da corsa, pensava a vincere le gare. I regolamenti dovevano pensare alla sicurezza dei piloti. Chapman è stato accusato diverse volte, perché lui era all’avanguardia nel fare i telai moderni. Ma non è stato il primo a prendere spunti dall’aeronautica. Il primo ingegnere dell’automobilismo ad utilizzare le tecniche aerodinamiche fu Malcolm Sayer che progettò la Jaguar E. Fu il primo ad attaccare i pezzetti di scotch per capire l’aerodinamica. Poi arrivò Chapman. Gli ingegneri seguono sempre quello che fanno gli altri. Ogni tanto nasce un progettista illuminato e Colin Chapman è stato uno di questi.
E Mauro Forghieri ?
Lo conoscevo bene. Pessimo carattere, litigava con tutti, ma era molto in gamba. Negli anni 70 a Vallelunga ci incontravamo spesso.
Il pilota più veloce che hai visto correre?
Jackie Stewart, Jochen Rindt. Rindt era velocissimo. Moss, Fangio. Non so quanti piloti veloci ho visto. E allora si rischiava la vita di brutto. Circa il 50% dei piloti professionisti morivano, fino al 1977. Grazie a Dio, da allora, con la tecnologia, i regolamenti, i circuiti, non muore quasi più nessuno. Questo è molto bello. Noi correvamo su circuiti con alberi e ponti. Era però l’unica maniera di correre. Accettavi il rischio. Molte cose sono cambiate in peggio. Questa in meglio. E’ cambiato il modo di pensare. Allora accettavi il rischio e la possibilità di morire.
Per concludere, mi racconti qualche aneddoto su qualche altro pilota?
Ti racconto di Ronnie Peterson. Ronnie era una persona eccezionale. Se avevamo bisogno di lui, veniva dalla Svezia, bastava che gli pagassi il viaggio, magari per partecipare alle nostre premiazioni. Era un signore, brava persona. Un caro amico. Mi è dispiaciuto che è morto. Non è stato fortunato.