F1 | Storia: GP Monaco 1974, la guerra Ferrari tra Lauda e Regazzoni

La stagione 1974 si presenta con una novità: l’assenza del Campione del mondo in carica. Dopo aver dominato le ultime stagione di Formula 1, infatti, Jackie Stewart decise di abbandonare il mondo delle corse. Forse fu l’incidente mortale occorso al suo compagno di squadra Cevert, unito alla continua necessità di avere macchine sempre più sicure, a far nascere nell’animo del campione scozzese la volontà di smettere di gareggiare.

Con la Lotus in piena crisi tecnica, nonostante il patron Colin Chapman, avesse puntato tutto sull’estro di Jacky Ickx, la stagione vedrà una lotta continua tra la McLaren e la ritrovata Ferrari. La coppia rossa è protagonista fin dalla prima gara e il ticinese, nelle dichiarazioni alla stampa, aveva subito lascito  intendere di puntare apertamente al titolo.

Il compagno di squadra di Clay Regazzoni era uno sconosciuto austriaco, Niki Lauda, che stava cominciando a farsi apprezzare dall’ambiente Ferrari per la dedizione e l’instancabile mole di lavoro che si sobbarcava durante i test. Questo comportò che il compagno di Clay raggiunse una confidenza assoluta con la nuova vettura (la 312B3), tanto che in Spagna riuscì a conquistare la prima vittoria della stagione per la Ferrari, la sua prima personale. Regazzoni secondo, in quell’occasione, conquistò la testa della classifica iridata.

L’ottimismo regnava sovrano e qualche malumore tra i piloti non venne tenuto in considerazione dal giovane direttore sportivo Montezemolo. Il malumore divenne pura rivalità ed uscì allo scoperto in occasione del Gran Premio di Monaco.

In qualifica le Rosse monopolizzarono la prima fila, col ticinese che conquistò una fantastica pole position togliendola al proprio compagno di squadra nelle battute finali; per la gara si pronosticava una cavalcata trionfale delle vetture della Scuderia di Maranello. Al via Regazzoni partì molto bene entrando per prima alla curva di Santa Devota, seguito dal compagno di squadra, che contravvenendo agli usi della squadra cominciò a seguirlo come un’ombra, fintando un attacco ad ogni curva.