Anche Forgheri, nonostante le numerose vittorie, ricordiamo che il direttore tecnico sovraintendeva anche i lavori e la progettazione delle vetture sport con le quali la Ferrari riuscì a imporsi fino nelle americhe dove il culmine del successo fu rappresentato dall’arrivo in parata alla 24 di Daytona del 1967, venne epurato nel 1973 quando la Fiat, forse memore del suo passato, gli inglesi la chiamavano First In All Trials, decise di esautorare il geniale progettista per rimpiazzarlo per la stagione 1973 con Gioacchino Colombo. Colombo, sposando un’idea radicata anche ora, decise di far progettare e costruire il telaio della macchina in Inghilterra. L’assenza di Ferrari, gravemente malato, non giovò all’ambiente che lacerato da divisioni e dai risultati latitanti rischiò di esplodere in faide interne fermate solo dal ritorno al timone del Vecchio che con un colpo di coda richiamò Forghieri e riorganizzò il reparto corse gettando le basi per un periodo di vittorie continue durato fino al 1980.
Anche i gloriosi tempi dell ingegner Forghieri volgono al termine, un Ferrari invecchiato e forse gia malato, poco potè nei confronti dell’idea diffusa che le sconfitte del 1984 erano d attribuire alla scarsa reattività del telaio progettato dal suo direttore tecnico; così dovette subire sia le dimissioni di Forghieri dal reparto corse sia la creazione di una “cooperativa di tecnici” che tronfi degl’iniziali successi riuscirono ad accusarsi gli uni con gli altri per le inevitabili sconfitte che un progetto mal sviluppato portò nel corso dell’anno 1985.
Neppure Postlethwaite si salvò, lui fu il padre del telaio composito che rese quasi imbattibili la 126 c2 e la c3, venne accantonato e licenziato senza tanti problemi facendolo accasare alla Tyrrel dove progettò la macchina a muso rialzato che ispirò quasi tutte le formula uno degl’anni 90. Il simpatico tecnico inglese ci ha lasciati per un attacco cardiaco ma sicuramente raccolse molto meno di quanto le sue capacità meritassero.
La troppa politica all’interno della squadra corse tenne lontano Barnard che arrivò a farsi costruire una fabbrica “sotto casa” piuttosto che rimanere risucchiato nel vortice delle polemiche che una squadraperdente inevitabilmente produceva. Non fu licenziato, se ne andò, con ampia soddisfazione per ambo le parti per ritornare negli anni di Montezemolo con l’intento di creare una Ferrari imbattibile che fruttò all’inglese un conto corrente a tanti zeri e alla Ferrari tanti zeri nel casellino delle vittorie mondiali: il divorzio annunciato avvenne per mano di Todt nuovo team principal che con un controllo assiduo e dei collaboratori ben amalgamati intorno al pilota di punta, Schumacher, riportò la Ferrari ai vertici creando un nuovo stile Ferrari.
Che dire di questa Ferrari che oggi divorzia da Allison, che probabilmente la sua storia non la conosce abbastanza perché solo una solida stabilità interna può essere foriera di nuovi successi, mentre le nomine improvvisate e la gestione da squadra di calcio riducono il cavallino rampante a un cavallino incerto e a tratti zoppo.