Negli anni ’70 la Formula 1 cominciava a cambiare pelle, l’esagerata inventiva dei progettisti portava alla nascita di prototipi da corsa non sempre indovinati ma che rendevano la categoria seguitissima.
Ormai i progettisti avevano capito che non bastava andare veloci in rettilineo era necessario migliorare la penetrazione e la velocità in curva. La Ferrari adottò il motore boxer – sarebbe meglio chiamarlo piatto – mentre le squadre inglesi vincolate al motore Cosworth dovettero puntare a qualcosa di nuovo, di innovativo.
Tra questi prototipi da corsa non possiamo non ricordare la Tyrrell P34 progettata da Derek Gardner. La Tyrrell, orfana di Stewart, non era più riuscita ad essere una scuderia di vertice e si affidò all’estro del suo progettista per tornare a vincere con una vettura innovativa che tanto avrebbe fatto parlare di sé.
La filosofia della vettura prevedeva una ridotta penetrazione della sezione frontale grazie a ruote di diverso diametro poste sull’anteriore della macchina. Nel primo anno di corse la macchina non si comportò male, in Svezia Jody Scheckter la portò al successo seguito dal compagno di squadra Patrick Depailler. E’ il 13 giugno 1976, 40 anni fa esatti sono passati da quella storica impresa. Poi, grazie a piazzamenti intermedi, nella stagione 1976 la Tyrrell riuscì a piazzarsi al terzo posto tra i costruttori. Ben presto, però, i limiti del progetto si palesarono, la macchina soffriva di un esagerato surriscaldamento delle gomme anteriori e la velocità di punta non migliorò in modo significativo. L’unico vantaggio era un miglior inserimento e una maggiore percorrenza in curva.
La stagione successiva, complice la defezione del progettista Derek Gardner e il disinteresse della Goodyear a sviluppare i pneumatici utili al progetto, lo sviluppo della vettura fu affidata a Maurice Philippe che si vide costretto a dotare la vettura di pneumatici anteriori più larghi, vanificando di fatto la filosofia della P34 che prevedeva una minore sezione frontale. Altre scuderia tentarono l’esperimento delle 6 ruote, la Ferrari provò una versione della T2 con ruote gemellate nel posteriore, la March e la Williams provarono una macchina col doppio asse sul posteriore. L’innovazione venne abbandonata quasi subito complice gli alti costi di sviluppo e il successivo divieto da parte della FIA di far correre macchine con più di 4 ruote.