Elio De Angelis, un romano in F1

La sua morte fu accolta con grande commozione ma anche con rabbia: i piloti si riunirono pochi giorni dopo e per protesta minacciarono di non partecipare al successivo Gran Premio del Belgio se non fossero state adottate norme per migliorare la sicurezza. René Arnoux criticò aspramente la FIA.

De Angelis fu l’ultimo pilota a morire in F1 fino alla scomparsa di Roland Ratzenberger ed Ayrton Senna, otto anni più tardi, ad Imola nel 1994.

Il romano viene ricordato per il buon carattere, per la correttezza e la professionalità, dimostrata in tante occasioni. Un talento in parte inespresso, di una Formula 1 ancora ruggente che non c’è più.

E’ bello il ricordo di Henry Morrogh, suo primo maestro:

Mi incontrai con Elio De Angelis a Monza, qualche giorno prima del suo tragico incidente. Ci vedevamo spesso, compatibilmente con i suoi impegni che erano tanti. Ma appena poteva trascorrevamo una serata insieme. Fra gli altri sia lui che il padre erano due formidabili pianisti. Elio veniva da una facoltosa famiglia romana ed il papà, Giulio, lo porto alla mia scuola che era un ragazzino che correva in kart, avrà avuto 13, 14 anni al massimo. Era viziatissimo, ed abituato a fare tutto quello che gli passava per la mente. Mi ha fatto disperare. Lo presi da parte e gli dissi: “Quando sei qui fai quello che ti dico io, e basta!”. Fu una guerra fra noi due. Durissima. E’ stato uno dei miei migliori allievi in assoluto, un grande talento. Sul circuito brianzolo assistetti alle prove libere della sua Brabham e passai un po’ di tempo con lui. Ad un certo punto mi chiamò in disparte e mi disse: “Henry, ti devo ringraziare per essere stato così duro con me. Mi è servito”.