Andrea Dell’Orto non molla, anzi rilancia. Nella conferenza stampa convocata ieri in cui ha presenziato insieme a Francesco Ferri, il presidente di SIAS ha raccontato la sua verità su Monza: bilanci in salute e progetti da realizzare al più presto, compreso – ancora una volta – l’accordo con la Dorna per il ritorno della Superbike con la realizzazione della chicane all’interno della Curva Grande. Si chiama fuori dalla trattativa con Ecclestone, ma lo tira in ballo insieme a Tilke e ai due “consiglieri” dimissionari, Ivan Capelli ed Enrico Redaelli.
Piovono giudizi pesanti come macigni sul conto di ciascuno dei protagonisti della vicenda, salvo uno: la Regione Lombardia, l’unica, ad avviso di Dell’Orto, che ha sostenuto concretamente il rilancio dell’Autodromo. Ecclestone è stato invece additato di aver sbagliato bersaglio, visto che ad avviso di Dell’Orto era la precedente gestione dell’Autodromo e di ACI Milano i veri destinatari delle critiche del Supremo. Ma anche il suo braccio destro in tema di circuiti, Hermann Tilke, è stato accusato di aver interrotto il progetto affidato poi a Zaffelli per rendere la Curva Grande più sicura e alla gara avrebbe partecipato anche l’architetto austriaco.
Il presidente di SIAS, presentatosi insieme al Direttore dell’Autodromo, snocciola dati e cifre in netta controtendenza rispetto a quelle diffuse da Capelli: ricavi aumentati di 5,1 milioni rispetto al 2014l fatturato che supera i 34,2 milioni di euro, debito ridotto da 3,6 a 1,5 milioni di euro in un solo anno di gestione. Ecco perché, ad avviso di Dell’Orto e Ferri le dimissioni di Capelli e Redaelli sono incomprensibili. Non solo, anche i suoi compensi come amministratore delegato sono stati approvati all’unanimità dal Consiglio di amministrazione, non avendo ricevuto nulla come presidente.
Insomma, per Dell’Orto tutto procede secondo i piani prestabiliti, ma dopo la doppia sfiducia incassata da Ecclestone prima e da Capelli poi la strada verso l’esonero dall’incarico è sempre più vicina.